caramagno_30Il presidente Caramagno, relatore dell’annunciato secondo incontro su “L’uomo conosci te stesso”, dopo avere richiamato il “principio di causalità”, dell’incontro precedente, valido per sostenere la spiritualità dell’anima, ha precisato che la sua conversazione, necessariamente breve per il tempo disponibile, si sarebbe svolta sui seguenti argomenti:


Sintesi della relazione.

Da sempre, a questi interrogativi le filosofie e le reli­gioni — e negli ultimi secoli anche le scienze — hanno cercato di dare una risposta.

Tra tutte si distingue per profondità e completezza la risposta cristiana.

Essa, da una parte, assume le risposte delle filosofie e delle reli­gioni, ma, dall'altra, ha qualcosa di specifico e di proprio da dire sull'uomo e sul suo destino. In realtà, l'uomo è un profondo mistero che solo Dio può svelare.

A questo problema sono state date  molte risposte, che però si riducono sostanzial­mente a tre.

  1. L'anima è eterna, nel senso che non ha avuto inizio né avrà fine.
  2. L’anima non è eterna, non preesiste al corpo, ma ha inizio nel tempo insieme col corpo. Inizio da parte di chi ?
  3. L'anima umana è creata immediatamente da Dio nel momento in cui ha inizio il processo generativo.

Tenendo presente il “principio di causalità”, il grande teologo San Bonaventura sostiene il “principio del creazionismo”.

Esso afferma che, nella formazione del­l'uomo, Dio in quanto Causa prima, è creatore di tutto l'essere umano; ma lo è direttamente, per quanto riguarda l'anima, e lo è come fondamento dell'agire dei genitori, per quanto riguarda il corpo. In altre parole, Dio, mentre crea direttamente l'anima dell'uomo, si serve dei genitori per produrre il corpo, o meglio, ciò che con l'infusione dell'anima è il corpo umano.

Ciò significa che la creazione diretta dell'anima umana da parte di Dio avviene non « fuori », ma all'interno dell'atto generativo dei genitori, è ad esso immanente. Inoltre, Dio crea l'anima come « forma » del corpo ; i genitori producono la materia che è «informata» dall'anima. Ma se l'anima imprime nella materia il suo segno, anche la materia segna in qualche misura l'anima. Avviene così che i genitori, in quanto autori del principio materiale, lasciano la propria impronta non soltanto sul corpo dei propri figli, ma anche sulla loro anima.

Inoltre la generazione umana, a differenza di quella degli animali, non si riduce a dare la vita al figlio, ma con­tinua e trova la sua pienezza nell'educazione.

E, infatti,  veri genitori non sono quelli che si contentano di dare la vita ai figli, ma quelli che li educano, li aiutano a divenire veramente e pienamente « uomini ».

Ora, l'educazione ri­guarda certamente anche il corpo, ma soprattutto riguarda lo spirito. Si deve, perciò, dire che i genitori umani sono '' genitori » in senso pieno, come unici responsabili del­l'esistenza dei loro figli, in quanto Dio « obbedisce » alla loro decisione di avere un figlio e interviene per creare l'anima della persona che essi vogliono far esistere.

Grandezza della responsabilità dell'uomo e profondità del­l'umiltà e della bontà di Dio, che si piega alla volontà umana!

In un periodo di prova Israele aveva detto: « Il Signore mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato » (Is 49, 14); ma per bocca del profeta Dio risponde:

 « Si dimentica forse una donna del suo lattante, una madre del figlio del suo seno? Anche se costoro si dimenticassero, io non ti dimenticherò » (Is 49,15).

 È un assurdo che Dio abbandoni la creatura da lui chiamata alla vita in un atto di amore. Tut­tavia soprattutto quando le prove incalzano, gli uomini sono assai facili a dubitare dell'amore di Dio e della sua assi­stenza paterna.       

Gesù, il rivelatore di Dio-Padre, si è intrat­tenuto più volte su questo argomento. « Non affannatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete e nean­che per il vostro corpo, di quello che indosserete » (Mt 6, 25).

L'uomo è pieno di affanni e di angustie perché conta troppo sulle proprie risorse, perché si fida di più delle pro­prie iniziative che di quelle della Provvidenza, perché crede di più ai mezzi umani che all'aiuto di Dio. S'ingolfa così negli affari, va alla caccia di denaro in modo da non aver più né tempo né cuore per attendere a Dio.

Gesù intro­duce il discorso sulla fiducia nella Provvidenza dicendo: «Nessuno può servire a due padroni» (ivi 24).

Il denaro è pessimo padrone che tiranneggia l'uomo togliendogli la libertà di servire e amare Dio e i fratelli. Dio invece, unico e supremo Padrone, è così buono che quando l'uomo si mette al suo servizio e si abbandona con fiducia nelle sue braccia, lo libera dagli affanni della vita e, rendendolo sicuro della sua provvidenza, lo fa generoso con gli altri. « Ora se Dio veste così l'erba del campo che oggi c'è e domani si getta nel forno, non farà assai più per voi, uomini di poca fede? » (ivi 30).

In realtà è l'esiguità della fede che fa l'uomo tanto in­certo di Dio e tanto preoccupato di sé.

Successivamente, il relatore ha riletto ai presenti quanto aveva scritto ai soci, in questo sito, il 24 dicembre 2014, titolandolo “Benigni e………..le motivazioni cristiane a fondamento degli espressi auguri natalizi e del nuovo anno”  (Vedi articolo)

Avviandosi alla conclusione, testualmente, il Dr. Caramagno dice:

Dio è la causa prima dell’essere umano. Egli è quindi il nostro creatore. Siamo figli di Dio, da lui voluti per amore.

Da Lui sollecitati, i nostri genitori, in un atto di amore, sono stati collaboratori di Dio, nel generarci alla vita.

Dio ci ha donato, per amore, lo spirito o anima: ecco  la grandezza dell’uomo! Siamo degli spiriti incarnati che dovrebbero tendere al loro fine ultimo, a Dio.

Da quanto detto potrebbero scaturire in noi delle convinzioni profonde che possono orientare o riorientare le nostra vita e vivere meglio o in maggiore serenità.

A quali convinzioni intendo accennare?

      uomo_2017_10 

La Redazione.