Bartolomé Esteban Murillo, "Le due Trinità", 1675-1682
Olio su tela 293 × 207 cm, Attuale collocazione National Gallery, London.
Il soggetto iconografico è piuttosto raro e ricorre qualche volta nell'arte fiamminga e spagnola è ispirato all'episodio evangelico del ritrovamento di Gesù adolescente da parte di Maria e Giuseppe nel tempio di Gerusalemme, quando rivela loro la sua vocazione ("Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?" Lc 2, 49).
Il pittore risolve il problema compositivo imposto dal tema grazie all'adozione di uno schema basato sul triangolo.
La figura di Gesù si trova sia al vertice del triangolo che comprende il Padre e lo Spirito Santo (la Trinità celeste), sia al vertice di quello che racchiude le figure della Vergine e di san Giuseppe (la trinità terrena).
La separazione tra sfera celeste e mondo terreno è chiara: solo Cristo emerge al di sopra della metà inferiore del dipinto.
Grazie alla caratterizzazione umana dei personaggi sacri l'impostazione compositiva non si risolve in uno sterile schema dottrinale: la dolcezza dell'immagine della Vergine, che guarda affettuosamente il Gesù, e di Giuseppe, che rivolge lo sguardo allo spettatore invitandolo a partecipare alla scena sacra, testimoniano la sensibilità religiosa del pittore, che riesce a rendere la divinità un'entità vicina e accessibile.
La cromia del dipinto, basata sull'accostamento luminoso di tinte delicate, contribuisce a rendere l'atmosfera dell'opera intimamente raccolta.