30 Aprile 2020
32 - ATTACCHI DI PANICO. Prova ad abbandonarti e ascolta ciò che il tuo essere interiore ti dice. Non sappiamo se ciò che stiamo vivendo è riconducibile ad attacchi di ansia o di panico ma, a volte, perdiamo la voglia di vivere, di fare, non proviamo piacere o interesse per nulla.
Ma, soprattutto, non sopportiamo più nessuno, neanche i figli o le compagne e i compagni di vita. Un senso di angoscia ci attanaglia al petto. È come se avessimo paura delle persone e non riusciamo più ad avere un colloquio sereno con nessuno. Ci sentiamo inadeguati, imbarazzati, iniziamo a tremare, a sudare, ci colpisce la tachicardia, ci si annebbia la vista e siamo talmente presi da questo stato d’animo che facciamo fatica a seguire e a capire quanto accade attorno a noi. I disturbi del sonno sono frequenti e se ci svegliamo siamo assaliti dall’ansia e non riusciamo più a dormire e il cervello va in tilt. Cosa ci sta succedendo? E’ indubbio che quanto sta accadendoci non è frutto del caso, ma di emozioni pregresse e, spesso, represse. Chiediamoci se questi “segnali” ci vogliono raccontare qualcosa che serbiamo gelosamente, magari inconsciamente, dentro di noi. Qualcosa che vorrebbe emergere, ma è come prigioniera di una lastra di ghiaccio che la soffoca. Proviamo a sperimentare un nuovo modo di raffrontarci con il mondo esterno. Andiamo a ritroso nel tempo, a brevissimo, breve, medio, lungo o lunghissimo periodo. E chiediamoci cosa ci sia accorso di mini o maxi traumatico o di turbativo, che ha potuto ingenerare in noi questi campanelli di allarme. Questi sintomi. Analizziamo a fondo le situazioni vissute ed il nostro conseguente comportamento. E’ nel nostro “vissuto” e nel nostro modo di essere che va ricercata la matrice di quanto ci sta accadendo. Esorcizziamo gli attacchi di paura ed il suo potenziale evolversi in panico. Con un semplice esercizio: individuiamo un posto a noi familiare e tranquillo; mettiamoci comodi e proviamo lentamente a rilassare il nostro corpo e la nostra mente. Lasciamo che l’ansia ci raggiunga e non contrastiamola. Aspettiamo che passi, come una belva che ci risparmia e volge altrove. Non reagiamo, non la combattiamo. Aspettiamo solo che passi. Intanto, lasciamo libero il nostro pensiero di tornare ad una scena, ad un momento positivo del passato che abbiamo vissuto felicemente. Non imponiamoci un tempo. Abbandoniamoci al rilassamento finché la crisi non sarà passata.