04 Maggio 2020
Caro Presidente Caramagno e cari Soci UniTre di Augusta,
qualche giorno fa sono stato contattato dalla carissima professoressa Anna per invitarmi a scrivere una riflessione su questo periodo.
Ho colto immediatamente questo suo invito, ed eccomi qui a scambiare due chiacchiere con voi, facendo come premessa quella di non leggere queste poche righe come scritte dal dott. Farina ma semplicemente da Mauro, come un potenziale nipote di tutti voi (credo di essere tra i più giovani “docenti” dell’Uni Tre di Augusta, quindi posso permettermi questo paragone).
Confesso, innanzitutto, che mi è dispiaciuto tantissimo non poterci incontrare nel mese di Marzo per le lezioni che avevamo fissato: non abbiamo potuto parlare di Seneca e, insieme al caro amico il M° Gaetano Galofaro, non abbiamo potuto discutere insieme sul repertorio funebre della Banda Città di Augusta: tuttavia, sono certo che avremo modo di poter recuperare questo tempo perduto e di poter fare tante altre conversazioni nella nostra bella Aula Magna del “Ruiz”.
La mia riflessione vorrebbe partire proprio da Seneca e dall’uso del tempo: “solo il tempo è nostro” tuona il filosofo latino nell’Epistola I a Lucilio, e oggi quelle parole sono più attuali che mai. Immagino che tutti, giovani e diversamente giovani, abbiamo vissuto in maniera traumatica questo drastico e repentino cambio delle abitudini quotidiane: in pochissimi giorni ci siamo trovati tutti a dover rimodulare le nostre giornate. Ho letto con molto piacere e commozione le vostre meditazioni, ed è interessante scoprire che tutti – in modi diversi ma comunque virtuosi – abbiamo trovato un nuovo equilibrio ed una nuova scansione delle cose da fare. Personalmente, come tutti i giovani, non è stato per niente facile svolgere le tante attività all’interno delle mura domestiche. Grazie alle nuove tecnologie, però, devo ammettere che è stato possibile non tralasciare niente. L’Università, ad esempio, si è attivata immediatamente per la teledidattica e, dalla metà di marzo, abbiamo avuto la possibilità di seguire le lezioni e sostenere gli esami riuscendo a mantenere il passo nel nostro percorso di studi. Anche con gli amici e i parenti, grazie ai mezzi social e alle varie piattaforme di web conference, è stato possibile poterci riunire virtualmente per poter trascorrere alcuni momenti di convivialità. Inoltre, razionalizzando gli spazi di casa, è stato possibile anche svolgere un minimo di attività fisica ma, se avete la possibilità di usufruire dei balconi o delle terrazze dei condomini, il mio consiglio è quello di sfruttare questi ambienti per poter stare un po’ di tempo all’aperto ma in totale sicurezza. Questo periodo è anche il tempo per riscoprire alcune passioni o attività lasciate in sospeso, magari che abbiamo voluto sempre fare ma non abbiamo avuto la possibilità di poterle svolgere o che non abbiamo potuto approfondire per mancanza di tempo. Per quanto mi riguarda, questo tempo è stato particolarmente utile per poter riprendere i libri di musica al fine di potermi dedicare con maggiore attenzione allo studio della tromba. Sarebbero tantissimi i consigli che potrei darvi ma, fra tutti, ve ne regalo uno: la lettura. Se avete la possibilità leggete un bel libro. Non importa quale libro, non importa quale autore: non esiste il libro perfetto da leggere perché tutti lo sono in funzione di quanto essi ci attraggono. Perché questo consiglio? Ve lo lascio dire dalla voce eminente di Umberto Eco: “Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito … perché la lettura è un’immortalità all’indietro”. Ho letto che molti di voi, nelle varie riflessioni, hanno accennato alla religione: non sono certamente io la persona deputata a dare consigli in tal materia, tuttavia – per chi crede – dedicare un momento della propria giornata alla riflessione e alla preghiera può senza alcun dubbio essere un valido beneficio per l’anima. Sfruttiamo al meglio queste giornate, programmiamo il nostro tempo in maniera tale da avere ogni giorno degli obiettivi da portare al termine. Siamo noi i padroni del nostro tempo!
Vorrei condividere con voi anche una breve riflessione sulla speranza. C’è una bellissima poesia di Gianni Rodari, intitolata semplicemente “Speranza”, che così recita:
Se io avessi una botteguccia
fatta di una sola stanza
vorrei mettermi a vendere
sai cosa? La speranza.
"Speranza a buon mercato!"
Per un soldo ne darei
ad un solo cliente
quanto basta per sei.
E alla povera gente
che non ha da campare
darei tutta la mia speranza
senza fargliela pagare.
Per il poeta non si tratta solamente di non arrendersi alle difficoltà della vita, ma di capire quanto sia importante sperare in cambiamenti positivi per la propria vita. Perché la speranza è come una molla che ci dà la spinta giusta ad agire e a muoverci nella direzione giusta.
In questa poesia, Gianni Rodari ci dice che venderebbe la speranza a poco prezzo, regalandola a chi è più povero e non ha da mangiare. Ci descrive la speranza come un bene prezioso, una cosa indispensabile e su cui però non intende lucrare. Questo è un passaggio importante. L'autore la considera talmente importante per chiunque da volerla vendere a poco prezzo e regalare ai poveri e più bisognosi. Perché la speranza è un bene capace di capovolgere in meglio le vite di tutte le persone ed è un ribaltamento positivo della condizione psicologica e di vita di ciascuno di noi.
Cari amici, mai come prima oggi è indispensabile tenere a mente l’importanza della speranza. Non è per niente facile, lo ammetto, ma la speranza ci deve aiutare ad andare avanti giorni dopo giorno. Non smettiamo mai di sperare nella scienza, per chi crede non smettiamo mai di sperare nel Padre Eterno, non smettiamo mai di sperare che questo periodo passerà e sarà solo un brutto ricordo. Molti di voi hanno vissuto, seppur nell’infanzia, l’orrore della Seconda Guerra Mondiale. Alcuni hanno paragonato questa situazione a quella bellica. Faccio mie le parole di un mio carissimo collega che ha affermato: “durante la Guerra lo Stato ci avrebbe chiesto di prendere le armi. Oggi lo Stato ci chiede di stare sul divano”. Certamente, la situazione è triste, ma avremmo potuto vivere situazioni ben peggiori. Tra qualche giorno partirà la “Fase 2”, un momento che segna certamente un progresso verso il graduale ritorno alla normalità ma che ci chiama, senza alcun dubbio, ad una maggiore responsabilità: facciamo ognuno la nostra parte, attuiamo le direttive che ci sono state imposte da chi governa la cosa pubblica, usiamo i vari dispositivi di protezione individuale in modo tale da fare la nostra parte per poter uscire presto da questa pandemia.
Vorrei concludere riprendendo un passo della nostra lezione di storia locale medievale, che abbiamo vissuto lo scorso 21 Novembre. Ricordate cosa abbiamo detto quando parlammo del terremoto del 1693? I nostri padri si radunarono attorno le macerie della Chiesa Madre ed intonarono il Te Deum quale ringraziamento per avere ricevuto il dono della salvezza. Il mio augurio è che presto possiamo rincontrarci, non attorno ad alcuna maceria, bensì nelle nostre piazze, nelle nostre chiese, nelle nostre scuole, nella nostra Aula Magna, per innalzare anche noi il nostro ringraziamento per aver superato questo momento, del quale sicuramente ne usciremo con un rinnovato vigore: la storia ci insegna che dopo un periodo di crisi il Mondo ha vissuto sempre un momento di rinascita. Sono certo che anche questa volta sarà così.
Vi abbraccio cordialmente,
Mauro.
(Leggi il curriculum di Mauro Farina e gli altri incontri in aula)