20 Giugno 2020
67 - DISAGIO EMOTIVO DOMESTICO – Qualcuno ha sollevato, ahimè, un’altra spinosa situazione. La violenza domestica da convivenza coatta, h 24, con familiari iracondi o psicologicamente disturbati. I familiari di un soggetto vulnerabile o violento, vivono in uno stato di costante paura.
Perché le limitazioni della libertà di movimento, il disagio affettivo o, peggio, la mancanza di rispetto, le precarie condizioni economiche, il disagio sociale, ed altro, acuiranno inevitabilmente le problematiche comportamentali dei membri interessati. Con conseguente rischio psichico e fisico per i familiari conviventi. A queste persone vada tutto il nostro sostegno e conforto. E la raccomandazione di rivolgersi con fiducia ai centri antiviolenza, attivi a pieno regime, ora più che mai. A chi, soprattutto donne, pensa che il proprio partner sia buono, ma solo un poco strano. Magari si comporta male quando beve o si impasticca, o va in astinenza, o ha problemi economici e così via, diciamo subito che sono meri alibi e loro lo sanno. Purtroppo, frequentemente, ascoltiamo il grido di allarme di donne offese, umiliate, violentate, ridotte in schiavitù. E, troppo spesso, per ragioni sociali, di orgoglio o di necessità od opportunità, tacciono. Logorandosi interiormente e vivendo una vita non vita. A volte lo fanno per salvaguardare l’immagine familiare; altre per bisogno economico; altre per tentare di tenere insieme una famiglia … che in effetti non c’è. Perché non può esserci a queste condizioni. O per timore che vengano loro tolti i figli. Che, a loro volta, vivono, respirano, un ambiente psicologicamente e socialmente deleterio per il loro doveroso armonico sviluppo psicologico. O per vergogna. Troppi colloqui finiscono con la raccomandazione “dottore, però, io mi sono confidata e sfogata con lei perché è tenuto al segreto professionale … non lo dica a nessuno…”. E quando, nel dirlo, mostra le foto coi lividi od i referti medici? Per fortuna, oggi, questi soggetti, possono trovare accoglienza presso strutture protette e ritrovare dignità e rispetto di sé stesse. Ma le resistenze sono tante; nonostante gli spot televisivi. In questo frangente storico, le sofferenze femminili vengono spesso minimizzate da familiari ed amiche. Invece, se ci riteniamo persone civili, anziché coprire omertosamente certe situazioni, dovremmo doverosamente farci carico di stimolarne la denuncia; e non solo di consolare la donna vilipesa od il minore abusato.