23 Marzo 2013
Giovedì 14 marzo 2013, l’architetto Giuseppe Cassisi ha tenuto in aula la sua terza lezione di architettura parlando di Gae Aulenti, un architetto e designer italiana, particolarmente dedita al tema dell'allestimento e del restauro architettonico.
Gae Aulenti nasce a Palazzolo della Stella, in provincia di Udine, il 4 dicembre 1927 in una famiglia benestante di origini meridionali.
Il papà è un commercialista, pugliese e mamma napoletana oltre a un nonno che aveva insegnato a Palermo. Il nome Gae, un vezzeggiativo per Gaetana, porta iscritto questo versante geografico.
Fin da giovanissima, negli anni della guerra, è impegnata attivamente in politica: antifascista, dopo il ‘45 aderisce al PCI e scrive su un giornale partigiano di Biella. Esce dal partito comunista nel 1952, quando viene a conoscenza dell’antisemitismo di Stalin.
Si spegne il 31 ottobre 2012 a Milano
Giorgio Napolitano nel messaggio di cordoglio alla famiglia scrive:
“… protagonista di primo piano della storia dell'architettura contemporanea, altamente apprezzata in tutto il mondo per il suo talento creativo e, in particolare, per la straordinaria capacità di recuperare i valori culturali del patrimonio storico e dell'ambiente urbano”
Scrive di se stessa:
“Il mio consiglio a chi mi chiede di fare una casa è quello di non avere nulla, solo qualche scaffale per i libri, alcuni cuscini per sedersi. E poi a prendere posizione contro l'effimero, contro mode passeggere... e di ritornare ai valori duraturi“ G.A.
La giovanile ribellione al dominio del Modernismo, al dogma indissolubile della coppia “forma – funzione” l’ha condotta a prendere parte all’eresia italiana del Neorealismo e ad approdare con il giovane Paolo Portoghesi e con Roberto Gabetti e Aimaro Isola al cosiddetto Neoliberty
Come designer per l’industria ha realizzato serie di mobili per Poltronova, Knoll e Zanotta, oltre che serie di lampade per Artemide. L’idea di prodotto industriale che Gae Aulenti ha fatto propria, e che caratterizza ormai il design italiano, consiste nel realizzare prodotti coi quali il consumatore possa stabilire sia rapporti funzionali, sia affettivi e letterari: l’oggetto dunque ha una sua vitalità al di là della sua specifica efficienza, in grado di catturare e conquistare i propri utenti.
Il ruolo di Gae Aulenti nel quadro del design italiano del dopoguerra è del tutto particolare. A partire dalla seconda metà degli anni ’60 è andata a collocarsi nel ruolo di straordinaria produttrice di icone ambientali, progettista di scenari di grande forza figurativa.
Questo tipo di energia le deriva da una sua particolare posizione, che la porta a vedere il progetto come un “segno” che trova soltanto nella propria capacità di circolazione, i motivi profondi del suo esistere.
La sua capacità progettuale è così anche la stessa qualità che sta alla base della ininterrotta riconoscibilità internazionale, che il design italiano ha acquisito da trenta anni a questa parte.
Istituto Italiano di Cultura - Tokyo
La torre, visibile da lontano ed efficace segno di riconoscimento, è un simbolo antico di stabilità ed è garanzia della possibilità di porsi in maniera monumentale con la città di Tokyo.
All’interno trovano posto oltre agli uffici una biblioteca, un auditorium per 200 persone e una zona espositiva. Singolare la scelta del rosso brillante che caratterizza la facciata principale, ma a ben vedere un rimando, il rosso, alle tradizionali lacche giapponesi, un ideale ponte tra l'oriente e la millenaria tradizione italiana.
Palazzo Branciforte - Palermo
Prima residenza aristocratica, poi Monte di Pietà, centro di formazione per impiegati bancari e oggi, infine, complesso culturale multifunzionale.
Nel cinquecentesco Palazzo sono esposte la straordinaria collezione archeologica, ma anche le ceramiche, le maioliche, i francobolli, le monete e le sculture, che costituiscono i pilastri di un grande 'museo della memoria siciliana', che raccoglie gli aspetti e gli elementi artistico-culturali più interessanti dell’Isola, in un contesto architettonico di grande prestigio e funzionalità.
L’intervento di restauro è stato volto a valorizzare la natura intrinseca di Palazzo Branciforte, restituendo funzionalità a quegli spazi segnati dalle sue successive destinazioni.
I lavori di ripristino hanno trasformato l’edificio in un luogo urbano nuovo, pur nel rispetto dell’aspetto originario, aperto a tutti e caratterizzato da spazi unici, rendendolo un punto di riferimento di primo piano nel panorama culturale siciliano e nazionale.
Il restauro ha conferito al complesso nuova funzionalità e bellezza, trasformandolo da una parte in sede espositiva per le ricche collezioni della Fondazione, dall’altra in una sorta di museo di se stesso
Musée d’Orsay - Parigi
La storia del museo, dell'edificio che lo ospita è alquanto singolare. Situato nel cuore di Parigi, lungo la Senna, di fronte ai giardini delle Tuileries, il museo è posto all'interno della vecchia stazione d'Orsay, un edificio costruito per l'esposizione universale del 1900.
Possiamo dunque affermare che tale edificio rappresenta, in qualche modo, la prima "opera" delle collezioni del museo d'Orsay nelle cui sale è esposta l'arte prodotta nei decenni compresi tra il 1848 ed il 1914.
Il restauro venne affidato al gruppo ACT-Architecture, i cui componenti decisero di rispettare il più possibile la struttura e i materiali preesistenti.
A Gae Aulenti vennero invece affidati gli spazi interni e la progettazione dei percorsi espositivi. A lei si deve la scelta della pietra calcarea chiara, che dà luminosità alle sale ottimizzando l’effetto della luce proveniente dalla volta in vetro e metallo, e nello stesso tempo rende unitario e coerente l'insieme.
Il percorso si articola su tre livelli, utilizzando la navata centrale, dove un tempo c’erano i binari, come corridoio principale su cui si aprono terrazze e passaggi. Ad 86 anni dall'inaugurazione della stazione ferroviaria, il Museo D'Orsay venne aperto al pubblico nel 1986.
Scrive R. Valle:
“Gae ogni volta ricomincia da capo; il suo fare è naturalmente consapevole che ogni volta non si può che cambiare, è chiamato eclettico, ma le forme non si trovano nel cassetto, vengono da un misterioso e profondo deposito che continuamente le trasforma.”
Giuseppe Cassisi
Giuseppe Cassisi con la madre e il Presidente Giuseppe Caramagno