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Pubblichiamo una sintesi della lezione tenuta lo scorso lunedì 18 novembre 2019, presso l’Aula Magna del II Istituto di Istruzione Superiore “Gaetano Arangio Ruiz”, dal Prof. Giuseppe Cassisi, Architetto – docente di Disegno e Storia dell’Arte, sul tema Leonardo, l’amico geniale”.

 

Leonardo da Vinci, il genio, l’Autore della Gioconda, l’inventore di macchine modernissime, il ricercatore che ha studiato il volo degli uccelli per far volare l’uomo, l’uomo al centro di mille ipotesi misteriose relative alle sue opere e alla sua stessa vita… conosciuto in tutto il mondo eppure così misterioso. Lasciamo ad altri, certamente più competenti, il racconto “ufficiale” su Leonardo.

Noi stasera converseremo sul Leonardo forse meno conosciuto, certamente di quello più vicino alla nostra vita quotidiana, parleremo di un “amico geniale”.

Come sappiamo celebriamo quest’anno il 500° dalla morte del grande toscano, che nacque ad Anchiano, una frazione di Vinci, il 15 aprile 1452. L’esatta data di nascita è quella riportata dal nonno Antonio, notaio, su un registro di note relativo alla famiglia:

"Nacque un mio nipote, figliolo di ser Piero mio figliolo a dì 15 aprile in sabato a ore 3 di notte. Ebbe nome Lionardo”

Ma siamo proprio certi che fosse il 15 aprile? Beh in un certo senso no! Alla nascita di Leonardo era ancora in vigore il calendario “giuliano” (dal nome di Giulio Cesare che, in qualità di pontefice massimo, lo promulgò nel 46 a.C.) corretto da quello “gregoriano” (che usiamo oggi e che prende il nome da Papa Gregorio XIII che lo emanò nel 1582): sulla base di quella correzione la nascita del grande Vinciano dovrebbe essere posticipata al 23 aprile…

Cosa sappiamo della sua famiglia? Il padre, Ser Piero, notaio, apparteneva ad una famiglia di notai da generazioni: un giovane colto, ricco. Che ebbe “un’avventura” con una ragazza quindicenne di Vinci, di cui conosciamo il nome e poco altro: Caterina. E anche questa informazione ci è giunta grazie al nonno Antonio

“Lionardo figliuolo di detto Ser Piero non legiptimo, nato di lui et della Chaterina, al presente donna dAchattabriga di Piero del Vacca da Vinci…”

Quindi Leonardo era figlio illegittimo, il primo di Ser Piero. Caterina era una giovanissima contadina di Vinci che pare vivesse con la nonna dopo la morte del padre, insieme ad un fratellino di due anni. Non è difficile pensare alla relazione tra il nobile giovanotto e l’ingenua ragazza. Tuttavia, anche se il matrimonio “riparatore” non era certamente possibile data la troppa differenza sociale, il bambino andò a vivere con la famiglia del padre e Caterina venne data in moglie, probabilmente con un buona dote, ad un artigiano di Vinci, Piero del Vacca, che non doveva godere di buona fama visto che era soprannominato “l’attaccabrighe”! C’è da aggiungere che Ser Piero si sposò l’anno successivo la nascita del primogenito: il primo di quattro matrimoni che videro la sposa di turno morire prima del marito! Dagli ultimi due matrimoni nacquero dodici figli, fratellastri quindi di Leonardo, con cui il Vinciano non ebbe mai rapporti importanti data anche la differenza di età e la lontananza dal paese natale cominciata già in gioventù.

Ma che aspetto aveva Leonardo? Il suo autoritratto più famoso ce lo mostra come un uomo maturo con i capelli e la barba portati lunghi. Ma forse possiamo conoscere il suo volto attraverso altre opere: il volto del David del Verrocchio, il grande artista la cui bottega Leonardo frequentò dal 1470, potrebbe essere quello del giovane adolescente; poi nel Ritratto di musico dove l’artista si autoritrae poco più che trentenne; il ritratto eseguito a sanguigna da Francesco Melzi, il più stretto collaboratore, in cui vediamo il suo profilo; e forse ancore un autoritratto nell’Uomo Vitruviano, il celeberrimo disegno del 1490. Tutti ci mostrano un uomo di bell’aspetto e così ce lo raccontano i maggiori biografi, dall’Anonimo Gaddiano al Vasari (che lo descrive come “dotato di una straordinaria bellezza fisica”), che ci fanno anche sapere del buon carattere di Leonardo: socievole, gioviale, sempre disponibile, un uomo dotato di grande fascino personale, fortemente carismatico, gentile e generoso.

Immagine2Poco dopo il 1480 si trasferisce a Milano, al servizio di Ludovico Sforza detto il Moro. Si presenta al Duca con una lettera del 1482 che costituisce un vero e proprio curriculum vitae scritto in modo molto moderno: con semplicità e chiarezza descrive le proprie doti, senza perdersi in frasi molto lunghe, usando una decina di punti per facilitarne la lettura e l’interpretazione. Utilizza inoltre un linguaggio semplice che tuttavia mette in risalto una persona esperta; non comunica dapprima le sue conoscenze di pittura o scultura, le lascia per ultime (per queste cose era già famoso) ma di armi ed ingegneria utili in guerra  ovvero di quello Moro aveva bisogno in quel momento storico e, infine,

“ Et se alcuna de le sopra dicte cose a alcuno paressino impossibile e infactibile, me offero paratissimo ad farne experimento in el parco vostro, o in qual loco piacerà a Vostr’Excellenzia, ad la quale humilmente quanto più posso me recomando.” “Se le cose che ho promesso di fare sembrano impossibili e irrealizzabili, sono disposto a fornirne una sperimentazione in qualunque luogo voglia Vostra Eccellenza, a cui umilmente mi raccomando.”

E c’è da aggiungere che la lettera al Moro è scritta “normalmente”: Leonardo infatti, durante la sua vita quotidiana, usava una scrittura “a specchio” scriveva cioè al contrario da  destra verso sinistra in modo tale che le migliaia di pagine zeppe di appunti, annotazioni e ricerche, possano essere lette solo se affiancate da uno specchio che le “raddrizzi”. E tutte quelle pagine, oggi raccolte nei Codici, sono il vanto di tante biblioteche e musei di tutto il mondo.

Curioso di natura, grandissimo osservatore, dobbiamo a Leonardo studi in tutti i campi: possiamo dire che è lui il primo botanico, e a lui dobbiamo per esempio la scoperta che contando i cerchi di un tronco possiamo conoscere l’età di un albero; o i numerosi e approfonditi studi sull’anatomia umana che lo portano a scoprire il funzionamento del cuore, “pompa” del nostro sistema circolatorio.

E poi le “stranezze” nelle sue opere, a cominciare dall’anamorfismo (l’effetto di illusione ottica per cui un'immagine viene proiettata sul piano in modo distorto, rendendo il soggetto originale riconoscibile solamente guardandola da una posizione precisa) dell’Annunciazione del 1472 e, sempre nella stessa opera, della presenza, tra gli alberi sullo sfondo, di un’aurucaria albero originario del SudAmerica che però, assieme a tutto il Continente, verrà scoperto da Cristoforo Colombo solo vent’anni più tardi!

Certo in quanto a “leggende” certamente l’opera leonardesca che più ne ha generate è il Ritratto di Monna Lisa, la celeberrima Gioconda. Ma perché la Gioconda è così famosa? Lo è sempre stata? Certamente Leonardo era molto legato a questo dipinto, che non consegnò mai al committente e che portò con sè in Francia. Non è quindi a causa di un “furto napoleonico” che Monna Lisa è oggi al Louvre: venne infatti venduta a Francesco I dal Melzi, il principale erede di Leonardo. La sua fama venne certamente amplificata dal clamoroso furto del 1911 ad opera di Vincenzo Peruggia, un imbianchino fiorentino anche lui convinto che Napoleone l’avesse rubata e che voleva così “restituirla” all’Italia.

 E, per citare un’altra opera che recentemente ha visto articoli sui giornali di tutta Europa, L’Uomo Vitruviano il più famoso disegno di Leonardo con cui “risolve” la “questione della proporzione” del corpo umano posta in essere dall’architetto romano Vitruvio Pollione vissuto nel I secolo a.C.

Ma per tornare all’inventore, Leonardo appassionato di cucina e autore di “torte ottime” come scrive nella lettera a Ludovico Sforza, ha inventato tanti strumenti da cucina che oggi usiamo comunemente.  A cominciare dalla macchina per fabbricare gli spaghetti, il simbolo stesso della gastronomia italiana. E poi lo “spiedo automatico”, lo scaldavivande, la cappa per la cucina, il frullatore e, addirittura, il trita aglio. Ma forse la sua idea più brillante in questo campo, dettata dalle sue buone maniere e, contestualmente, dalle cattive maniere in uso anche nelle corti rinascimentali, è un oggetto che veramente è di uso quotidiano: notando che i commensali usavano pulirsi le mani sulle vesti che indossavano (e spesso su quelle dei vicini!) Leonardo inserisce nelle tavolate che celebravano la potenza del Duca di Milano una “piccola tovaglia per nettarsi le mani”: il tovagliolo!Immagine4

E accanto alla tavola, naturalmente, il vino: un antesignano winelover che nel piccolo terreno donatogli dallo Sforza mise in pratica i suoi studi sulla viticoltura tanto da diventare, anche nel settore enologico, una sorta di visionario capace di immaginare una viticoltura all’avanguardia e di dare precise indicazioni su come produrre un ottimo vino “Cociosiacosache si voi et altri faciesti senno di tali ragioni, berremmo vino excellente”!

Leonardo si spense nel castello di Amboise in Francia, non senza prima aver tutto predisposto e studiato com’era nella sua natura: dal testamento sappiamo che diede precise disposisioni per il suo funerale e la sepoltura; che ci furono lasciti per le messe da celebrare, per i fratelli con i quali non si era mai riconciliato dopo la morte del padre, per i suoi servitori. E nel testamento indica nel fedele Francesco Melzi, che gli fu accanto per tanta parte della sua vita, l’erede dei suoi scritti e delle sue fortune maggiori.

Mi piace ora ricordarlo con una delle frasi che gli vengono attribuite, una frase sempre estremamente attuale

“Chi poco pensa molto erra”

Giuseppe Cassisi. (Leggi il curriculum di G. Cassisi e gli altri incontri in aula.)

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Foto della serata a cura del socio Giovanni Farinella

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