17 Maggio 2019
Pubblichiamo una sintesi della lezione tenuta giovedì 16 maggio 2019, presso l’Aula Magna del II Istituto di Istruzione Superiore “Gaetano Arangio Ruiz”, dal Prof.re Castro Alfio, Docente di Storia e Filosofia c/o Liceo “Megara” di Augusta, sul tema “Il cielo stellato sopra di me la legge morale dentro di me” Immanuel Kant, Critica della ragion pratica.
“La verità non può essere là fuori” questa tesi, secondo il filosofo contemporaneo statunitense Richard Rorty (1931-2017), ha cominciato a prendere piede in Europa alla fine del XIII secolo quando, con la filosofia di Immanuel Kant, si è imposta sempre più l’idea che “la verità è una costruzione, e non una scoperta”.
Invero, la convinzione seconda la quale il fondamento della verità non fosse da cercare “fuori” ma a partire dal soggetto era già stata espressa da Renè Descartes (1596-1650) e accolta dalla filosofia della prima età moderna nella discussione intorno al metodo. Così come l’idea che la verità fosse una “costruzione” animava il pensiero di Thomas Hobbes (1588-1679), fondato sull’equivalenza tra vero e fatto (verum ipsum factum), sul modello delle scienze matematiche, vere proprio perché, a suo parere, “costruite” dall’uomo.
Ciò che di innovativo emerge davvero con Kant è l’idea che è l’uomo a costruire il mondo stesso nella sua verità. Il significato profondo della filosofia di Kant sta infatti nell’aver indicato per la prima volta che la verità non dipende dalla scoperta di come sono fatte le cose in loro stesse, bensì dalla universale lettura che gli uomini danno di esse attraverso le loro comuni facoltà, la sensibilità, l’intelletto, la ragione, la volontà.
È anzitutto l’uomo che vuole la verità: “Cosa posso sapere? Cosa devo fare? Cosa posso sperare?”; intorno a questi tre interrogativi, secondo Kant, ruota infatti tutto l’interesse più genuino e vitale di enti razionali e sensibili, pensanti e morali come gli uomini.
L’orizzonte dell’umana esperienza abbraccia il conoscere, l’agire, il sentire: com’è possibile la scienza? Come possono darsi regole assolute e condivise? Cos’è la bellezza nella natura e nell’arte? Studiando l’uomo e le sue facoltà, Kant intende rispondere a queste domande ricercando quali condizioni rendano possibili la validità universale di scienze come la matematica, la geometria e la fisica, l’esistenza di doveri morali assoluti, l’esperienza del bello e del brutto.
Questo è il senso del criticismo kantiano, di una filosofia tesa cioè a vagliare, ad analizzare e a stabilire ambiti e limiti del conoscere umano.
La filosofia di Kant costituisce uno spartiacque fondamentale nella storia del pensiero dell’età moderna: la sua riflessione può essere letta come il culmine della stagione aperta da Descartes sull’analisi dei fondamenti della conoscenza umana; come una delle espressioni più mature e consapevoli della cultura illuminista tedesca ed europea, ma anche come l’avvio della nuova epoca filosofica, che si aprirà all’Idealismo e al Romanticismo con le opere di Johann Gottlieb Ficthe (1762-1814), Friedrich Wilhelm Joseph Schelling (1775-1854), Georg Wilhelm Friedrich Hegel (1770-1831).
Il pensiero di Kant matura a contatto con la cultura Illuministica del tempo.
Inizialmente i suoi interessi si rivolgono soprattutto alla scienza, in particolare alla fisica di Isaac Newton (1643-1727). Presto le sue attenzioni si spostano alla metafisica, diventano sempre più pressante, nella sua riflessione, l’esigenza di valutare i fondamenti del conoscere e di saldare i limiti di ogni sapere umano.
La Critica della ragion pura, pubblicata nel 1781, è dedicata ai problemi della scienza e della metafisica, nell’intento di rispondere alla domanda “Che cosa posso sapere?”
La Critica della ragion pratica del 1787, risponde alla domanda “Che cosa devo fare?”, tentando di fondare la morale, nella sua universalità e assolutezza.
La Critica del giudizio, pubblicata nel 1790 e rivolta alla capacità umana di giudizio, indaga il sentimento e il principio di finalità, riprendendo, approfondendo e completando anche la risposta alla domanda “Che cosa posso sperare?”.
La “rivoluzione” di un tranquillo professore di Königsberg!
Alfio Castro. (leggi il curriculum del prof. Alfio Castro e gli altri incontri in aula)