22 Gennaio 2019
Pubblichiamo una sintesi della lezione tenuta, presso l’Aula Magna dell’Istituto Ruiz lunedì 21 gennaio 2019, dal tema “Il teatro di Molière: tra caratteri e personaggi del popolo. L’Avaro", dal Prof. Francesco Saggio.
Molière rappresenta, senza dubbio alcuno, il genio della “Comédie Française”, comédie che prese spunto e che ereditò molto dalla commedia dell’arte italiana, conosciuta ed apprezzata in Francia grazie anche all’opera di Caterina de’ Medici che sposò il Re di Francia Enrico II. Caterina, quando si trasferì a Parigi, porto con sé uno stuolo di fiorentini: famiglie importanti, consiglieri, dame di compagnia, valletti, e anche compagnie di teatro.
Molière osservò con attenzione la società, seppe interpretare il gusto del pubblico sempre, denunciò vizi, ipocrisie e contraddizioni della società del tempo, non guardò in faccia nessuno: aristocrazia, clero, borghesia, popolo.
Ancora oggi Molière rappresenta il Teatro con la lettera maiuscola; in Francia, ad esempio, il “Premio Molière” è uno dei più importanti riconoscimenti teatrali che vengono attribuiti a registi, scenografi, attori ecce cc. Il nostro Dario Fo, ricevette il premio nel 2000 come miglior attore dell’anno.
Nel secolo classico, quando la Tragedia, non aveva rivali, quando le Unità di Aristotele erano considerate dogmi, quando la recitazione era sublimata dai versi, quando i personaggi con le loro virtù appartenevano solo alle classi nobili ecco irrompere Molière che rinnovò il teatro francese e non solo.
Tratto senza dubbio dall’Aulularia di Plauto che Molière aveva sicuramente letto e studiato, L’Avaro venne rappresentato per la prima volta a Parigi il 9 Settembre del 1668, dalla compagnia di Molière che in quell’occasione interpretò Arpagone, il protagonista.
La commedia è basata sull’equivoco, sul tema dell’avarizia e su quello del matrimonio. Tutto ciò con la finalità didattica che Molière rivendica in tutte le sue composizioni.
L’opera non venne salutata con entusiasmo dalla critica del tempo in quanto era recitata in prosa e non in versi; un biografo di Molière racconta che un duca, che assisteva all’opera ebbe a dire: “Molière ci prende per allocchi per farci sorbire cinque atti in prosa?”
Lo scopo di Molière era di “far ridere” e per fare ciò porta in scena i “protagonisti” della sua società rappresentandoli come dei “caratteri” veri e propri e l’Avaro rappresenta proprio un carattere vero e reale.
L’opera, come abbiamo detto, non fu mai realmente accettata poiché i personaggi si sentirono denunciati e messi a nudo dalla bravura di Molière. Oggi la considerazione dell’opera è ben diversa e la critica riconosce l’alto valore dell’opera tanto che l’Avaro è una delle commedie più conosciute e più apprezzate soprattutto dal pubblico.
E proprio qui si inserisce il tentativo di Tonino Cervi, regista cinematografico, che chiama sul grande schermo quel genio istrionico di Alberto Sordi a recitare il ruolo di Arpagone nel film L’Avaro.
La trasposizione cinematografica subisce la stessa sorte de l’Avaro di Molière: non riesce ad essere accettato dalla critica, per motivi differenti certo ma la sorte è uguale. La critica definisce il film “troppo pieno di istrionismo e di centralità sordiana”.
Ma Sordi rappresentava il giusto genio per portare sul set cinematografico il “Carattere Avaro”, poiché egli era un talento eccellente, smisurato che riuscì a mischiare il grande schermo (il film) con la tradizione della commedia dell’arte (l’elemento acrobatico era un pezzo forte).
Sordi era l’umo giusto per portare l’Avaro sul grande schermo perché i temi fondamentali lo riguardavano in prima persona: l’avarizia, Sordi era considerato tirchio, il matrimonio, Sordi non volle mai sposarsi (celebre la sua frase: “e che mi metto un’estranea dentro casa!”).
Il pubblico corse al botteghino andò a vedere il film, conobbe l’opera e apprezzò tanto l’Albertone nazionale, con le sue mosse, le sue tipiche espressioni, la sua mimica...Sordi, da solo, regge l’intero film, nonostante il cast sia di prim’ordine, poiché lui si posiziona su un livello recitativo differente.
Sordi recita la parte dell’avaro e lo fa alla sua maniera, rappresentandolo come una macchietta, caricaturandolo, spingendo il pubblico alla risata e in fondo anche se la trasposizione dalla scena teatrale al grande schermo non riesce del tutto Sordi porta comunque a un risultato: quel far ridere di molièriano ricordo!
Prof. Francesco Saggio
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