12 Marzo 2014
Le tradizioni locali sono state inserite anche quest’anno nel piano dell’offerta formativa dei corsi UNITRE.
Il tema è stato affrontato in due incontri tenuti da Giuseppe Carrabino presidente della Commissione Comunale per il piano di studi di Storia patria che ha guidato i corsisti in un ideale itinerario alla riscoperta delle tradizioni mariane di Augusta.
Un viaggio nella storia, nel culto, nelle leggende, nella cronaca, nel significo teologico e nella devozione popolare con un preciso itinerario che ha permesso di visitare idealmente tutti i luoghi di culto del centro storico e della borgata.
Partendo dalla chiesa di S.Domenico sono stati analizzati le devozioni che nel tempo hanno caratterizzato il vissuto locale: la Madonna del Rosario e l’Oratorio edificato dai cavalieri di Rodi nel 1529; l’Annunziata e la congregazione dei naviganti fondata nel 1610; la Madonna della Lettera e il ruolo della famiglia Virgo Pia-Palazzotto nel cantiere della chiesa di S.Giuseppe; la Madonna del Suffragio e l’opera sociale dell’Arcicompagnia dei Bianchi per i condannati a morte.
L’itinerario ha previsto specifiche tappe in Duomo, ma anche nelle chiese scomparse dei Cappuccini con la leggenda delle “belle signore”, a Gesù e Maria in via Megara, la Madonna Odigitria e S.Eligio in via Epicarmo.
Particolarmente toccante la tappa nella chiesa di S.Francesco di Paola con la descrizione del culto all’Addolorata risalente all’epoca della dominazione spagnola.
Originariamente il titolo era Vergine della Soledad e si manifestava nei confronti di quel simulacro, ancora ai nostri giorni oggetto di grande venerazione.
Un simulacro rivestito con abiti confezionati dal popolo e ornato con un pugnale e una corona del rosario in filigrana d’argento. Al culto dell’Addolorata sono legati momenti ben definiti della tradizione: i Vespri del giovedì antecedente la domenica della Palme, il canto dello Stabat Mater musicato da anonimo augustano del settecento, il falò che anticamente aveva la finalità di purificare lo spazio urbano ed ancora il panegirico del giorno successivo.
Momento di grande intensità è quello della notte del giovedì santo quando si rinnova la memoria della passione con due strumenti musicali. In quella notte due musicanti attraversano le vie della città e del territorio per rammentare l’esperienza di dolore di Maria che altro non è che il dolore di tanti madri dell’umanità sofferente di grande attualità.
Per la Chiesa quella triste melodia eseguita durante la notte vuole ricordare il rimorso di Pietro che rinnegò il Maestro. Per la tradizione quelle poche note rammentano al popolo il lamento della Madre e i l battito del suo cuore.
Durante la sua lectio, Carrabino ha voluto regalare ai presenti, la riproposizione in situ di quella melodia che appartiene al patrimonio della comunità. Questa possibilità è stata offerta grazie alla disponibilità dei due protagonisti di quella notte: il maestro Gaetano Galofaro e il tamburo Emanuele Di Grande.
Una gioia inattesa per i tanti corsisti che assiepavano l’aula magna del II Istituto di Istruzione Superiore “Gaetano Arangio Ruiz”. I due ragazzi hanno trasmesso il fervore e l’entusiasmo che caratterizza la loro opera in difesa della tradizione che ha permesso la rinascita del Corpo bandistico Città di Augusta.
Carrabino ha proseguito la sua lectio accennando alla tradizione della Settimana Santa con le struggenti marce funebri che costituiscono la colonna sonora del Venerdì Santo scritte dai maestri che nel tempo hanno diretto il corpo bandistico.
Marce funebri che hanno una loro storia e che vengono eseguite in determinati luoghi dell’urbano, come la marcia “Pace” del maestro Farina scritta in ricordo della scomparsa in circostanza misteriose – alla fine dell’Ottocento - della giovane augustana Carlotta Reitano.
La lezione si è conclusa con gli interventi dei due ragazzi che hanno ricordato il loro peregrinare la notte del Giovedì Santo non solo per le vie, le piazze, i crocicchi, ma anche in Ospedale, nelle Case di riposo e persino al cimitero.
Un modo per rendere partecipi gli augustani di tutti i tempi di quel dolore che non ha confini e che accomuna l’umanità. Toccante infine il messaggio di Emanuele Di Grande che ha invitato nonni e genitori a coinvolgere i ragazzi nella conoscenza della tradizione per non far disperdere questo patrimonio di eccezionale bellezza ed emotività.
“Ricordo, quando ero bambino, il racconto di mio nonno che mi parlava della Settimana Santa, della “tromba” del Giovedì Santo. Oggi mi sento orgoglioso di amare la mia città e le sue tradizioni”.
Il messaggio di questi giovani è quello che da tempo – come UNITRE – portiamo avanti. Le iniziative del presepe nonni e nipoti, il concerto di Natale e non ultimo il libro che abbiamo appena pubblicato, sono la conferma che occorre lavorare in questa direzione.
Giuseppe Caramagno