22 Febbraio 2016
Pubblichiamo la sintesi del secondo incontro tenuto in aula dal presidente giovedì 11 febbraio 2016.
Per vivere in armonia con noi stessi è necessario:
- vivere in armonia con il prossimo. E’ quindi:
- Evitare di avere un atteggiamento di costante critica del prossimo.
- Avere un positivo interessamento per il bene del prossimo.
- Non avere un atteggiamento e la convinzione di cambiare gli altri.
- Essere sempre disposti a perdonare il prossimo.
- E’ sapere ascoltare l’altro.
da Internet: “Il decalogo dell’ascolto”
- Evitare la trappola dell’egoismo. Ciò significa: “amare il prossimo”, anche senza badare di ottemperare al precetto cristiano.
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- Chi ruota solamente attorno alla propria realizzazione rimane solo, si isola dalle persone.
- Non dedicandosi a nessuno, sperimenta a sua volta la mancanza di quella attenzione che desidera ardentemente. Così si taglia fuori dalla vita.
- Se una persona ruota solo attorno a se stessa, la sua vita ristagna e non ha nemmeno uno scopo verso il quale poter tendere. Rimane prigioniera di se stessa.
- Dobbiamo soltanto avere la consapevolezza che nel nostro amore per il prossimo si nascondono certamente anche dei motivi egoistici. Allora l'egoismo non guasterà l'amore per il prossimo.
- La trappola dell'egoismo dell'odierna autorealizzazione porta spesso a mettere in dubbio l'autenticità dell'amore per il prossimo.
- Temiamo che, prestando aiuto,"potremmo essere sfruttati da altri”, ma dimenticare una volta tanto me stesso e i miei desideri per occuparmi di chi sta bussando alla mia porta, può rendermi anche profondamente felice. Può regalarmi un incontro inaspettato.
- Acquisire la consapevolezza delle necessità di vivere contenti.
- Se manca la gioia manca tutto. Una persona senza gioia è già vecchia anche se ha solo vent'anni.
- La gioia è, per prima cosa, un'esigenza fisica, organica.
- La tristezza è come un veleno che, piano piano, guasta la salute, snerva la robustezza, accorcia i giorni e fa perire in noi tante energie vitali.
- La tristezza, in effetti, è la parente più stretta del malessere e della morte.
- La gioia, al contrario, è tonificante anche per il corpo e coefficiente di azione. Se la tristezza è come una morte anticipata, l'allegria è come vita dilatata.
- Dobbiamo programmare la gioia anche per un'esigenza sociale. Siamo legati gli uni agli altri in solidarietà di natura e di azione: la gioia è l'atmosfera solare di collegamento con il nostro prossimo.
- Può risultare molto utile leggere e riflettere sul decalogo della felicità regalatoci da papa Francesco. (cliccare)
G. Caramagno – pres. Unitre Augusta.