Farina_01Lunedì 15 febbraio il Presidente, per superare sopravvenute difficoltà organizzative, ha proposto all'affollato uditorio di guidare una conversazione a tema con la collaborazione dei volontari. Fin qui un meritato plauso alla sua collaudata "leadership".

Argomento: "Il senso della vita, come trovarlo, come trasmetterlo"

All'UNITRE apprezzo molto la possibilità di ascolto e confronto con una ricca e variegata comunità. Quindi nessuna remora a farmi avanti su un tema così stimolante, a parte l'imbarazzo di improvvisare laddove papi, santi, filosofi, letterati e artisti continuano a disputare con esiti diversi.

Poi convengo che nessuno dovrebbe rinunciare a dare senso alla sua vita e a farsene testimone.

Così con altri "coraggiosi" mi alterno al microfono.

             

Accantoniamo volutamente l'approccio religioso confidando che "credere" fa superare ogni dubbio.

Proprio in una fase così delicata per la società auspichiamo invece il ripristino di un'etica laica. Proviamo a toccare corde comuni: bene e male, malattie, lutti, disgrazie, immanenza del dolore, barriere generazionali, solitudine e confusione. L'accorata sincerità degli interventi coinvolge i presenti: chi non ha mai sentito su di sè l'ingiustizia del mondo?

L'incontro improvvisato si trasforma in un crescente interscambio di benefiche suggestioni. Successive testimonianze svelano "intimità" forse mai partecipate. Ci seniamo più simili.

Non esauriamo il tema, ma scopriamo che "in compagnia" è più facile capire.

Dobbiamo accettare la fragilità: siamo "passeggeri in transito" soggetti a leggi universali come ogni creatura. Già è tanto se riusciamo a compiere "il viaggio" senza nuocere a noi stessi e agli altri.

Curiamo invece gli affetti, diventiamo costruttori di legami, creiamo quella "corrispondenza d'amorosi sensi" che si fissi insieme ai geni nel DNA per le generazioni future.

Trasformazioni che richiedevano secoli si susseguono vertiginosamente generando un nuovo "diluvio".

Rimettiamo tutto in discussione a livello individuale e collettivo, assumendo ognuno una piccola o grande responsabilità. Riscopriamo la vita attraverso la natura, grande maestra. Torniamo a guardarci negli occhi, senza lesinare una buona parola, una carezza, una pacca.

Torniamo ad essere coerenti figure di riferimento per i giovani, non serviamogli solo oggetti e illusioni. Aiutiamoli a riscoprire senso del limite, rispetto, dignità, solidarietà, sacrificio.

Per fortuna sotto il fango si conservano buoni semi che salvano la speranza.

Elaborare lutti di qualsiasi tipo richiede tempo e impegno, ma c'è uno sbocco anche ale situazioni più disperate.

I capelli bianchi me l'hanno insegnato: torniamo a preparare i meno esperti alla "fatica" di vivere.

Quasi in chiusura interviene per un saluto la Dirigente dell'Istituto ospite, Prof.ssa Castorina.

Con l'apporto della sua diuturna esperienza aggiunge linfa alla discussione, chiosando e concludendo una serata davvero "particolare".

Maria Farina Paci.



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