Antologia di pensieri e ricordi in prosa
Questa rubrica raccoglie gli scritti di prosa ricordi o racconti dei soci-alunni dell'Unitre.
07 Luglio 2011
07 luglio 2011
Un ricordo della mia vita da straniera in Belgio.
Stamattina ho avuto modo di notare due ragazzi stranieri, una giovane coppia di pakistani, guardavano in un'agenzia le locandine delle proposte per affittare un casa. Si guardavano attorno, parlavano poche parole in italiano, ho capito che per loro era molto difficile trovare casa, perché guardiamo ancora con diffidenza chi è diverso da noi .
Mi è tornato in mente un episodio che ho vissuto insieme a mio marito, ad Anversa, in Belgio. Avevo appena ventuno anni, mi trovavo insieme a lui che lavorava per una grande società italiana, avevamo affittato una bella casetta in una grande via, dal nome "Italian Lei", pagando un affitto molto caro e un deposito ancora più salato, solo perché eravamo stranieri.
All'inizio siamo stati accolti un po’ con freddezza, pensando chissà che cosa , dell'Italia ma sopratutto degli italiani. Noi eravamo una giovanissima coppia semplice, cordiale e sincera, in poco tempo abbiamo avuto apprezzamenti di stima e simpatia da chi imparava a conoscerci veramente, ci volevano un bene immenso ed è nata con tanti una profonda amicizia.
Quando siamo partiti dopo tredici mesi, non dico bugie, piangevano tutti, la padrona di casa poi mi aveva quasi adottata come una figlia e non faceva altro che portarmi manicaretti cucinati da lei, tutta la famiglia si era tanto affezionata a noi e, anche se parlavamo lingue diverse , ci capivamo.
Tutt'ora corrispondo con qualcuno che vive ad Anversa e ripete che ricorda noi , giovane coppia siciliana. Però dopo tante manifestazioni di affetto, tornando indietro, mi ricordo con rammarico un episodio che ci portò tanta tristezza e stupore, davanti a un ristorante siamo stati fermati da un'insegna luminosa con una brutta frase “No italien - no espagnol”, è stato come ricevere uno schiaffo in pieno viso, umiliati, ci chiedevamo perché. Non mi scorderò mai quella sera, avevamo tanta rabbia e tante domande in cuore, perché ci trattavano così noi italiani? Domande senza risposte, forse gli italiani si erano comportati male in quel posto? Noi cosa avevamo da rimproverarci?
Ora quando guardo questi giovani stranieri, mi rivedo in loro e penso che in tutto il mondo ci siano persone buone e persone cattive, non è la nazionalità, la lingua o il colore della pelle a fare il bene e il male. Siamo nel 2011 e ancora assistiamo a forti contrasti fra diverse culture e religioni.
Nel mio modesto pensiero, credo che confrontandoci con gli altri , possiamo avere tanto arricchimento per la nostra vita e non guardare chi è diverso da noi con sospetto e ostilità, perché ogni popolo ha un grande bagaglio di cultura e umanità.
Il mondo appartiene a tutti.
Lina.
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