Antologia di pensieri e ricordi in prosa
Questa rubrica raccoglie gli scritti di prosa ricordi o racconti dei soci-alunni dell'Unitre.
08 Dicembre 2011
Un Sogno lungo cinquanta anni
Vi voglio raccontare una storia, anzi un sogno fatto cinquanta anni fa.
Era il mese di settembre del 1961, da più di un anno prestavo servizio militare presso una delle tante Capitanerie d’Italia come centralinista telefonico.
Una sera come tante, dopo aver terminato il mio turno, andai a dormire.
Durante la notte sognai di trovarmi seduto davanti al tavolo dove era situata la centralina telefonica, quando incominciò a squillare il telefono, come di consueto alzai la cornetta e risposi, dall'altro capo mi rispose una voce dicendomi: “sono Papa Giovanni XXIII'.
Al momento rimasi perplesso, ma riconosciuta la voce, gli chiesi cosa desiderasse, e lui mi domandò se io fossi Giuseppe Bianchi l'elettricista.
Io gli risposi di si, e il Papa continuò chiedendomi di andare in Vaticano per sistemargli la lampada che aveva sul capezzale della sua stanza.
Io ancora sorpreso pensavo come facesse a conoscermi, se io non l'avevo mai visto.
Poi, passato lo stupore, gli dissi: “Santo Padre, parli con il Comandante, se mi autorizza verrò senz'altro".
Subito dopo aver riattaccato, squillò il telefono, e la voce del Comandante mi autorizzò ad andare.
Presa la borsa con gli attrezzi uscii fuori, presi la bici e subito mi trovai davanti la scalinata del Vaticano, posai la bici, salii le scale e trovai, davanti l'ingresso della chiesa, il Santo Padre, tutto vestito di bianco, venirmi incontro, invitandomi a seguirlo per mostrarmi ciò che dovevo fare.
Detto ciò, entrammo in un portone, salimmo alcune rampe di scale, con gli scalini in pietra antica, un po' consumate dal tempo, arrivammo davanti ad una piccola porticina in legno marrone, ormai consumata dagli anni.
Il Santo Padre aprì la porta e mi trovai davanti ad una piccola stanza con le pareti umide, e buia. Alla sinistra della stanza, in alto, una piccola finestra con la grata in ferro, dalla quale entrava una tenue luce; alla destra, appoggiato alla parete, un armadio a due ante, con il cassettone sotto.
Al centro della stanza, sul lato sinistro, vi era il letto in ferro battuto, con i pomelli di ottone, alla destra del letto, un vecchio comodino e, al di sopra di esso, a circa un metro, si trovava un braccio di rame di quelli che si usavano tempo fa, fissati al muro tramite basetta in legno, che si era rotto alla base, quindi penzolava.
A quel punto, il papa mi disse: “ Ecco quello che devi fare, sostituire il frutto affinché possa di nuovo avere un po' di luce".
A questo punto uscii dalla stanza, dopo aver comprato il pezzo nuovo ritornai lo sostituii e mi assicurai che tutto funzionasse.
Poi scesi giù e sul sagrato vidi il Papa; avvicinandomi gli dissi: " Santo Padre io ho finito”.
Lui mi guardò, mi batté la mano sulla spalla e mi disse: "Bene, per adesso vai, in seguito avrai mie notizie".
A questo punto mi svegliai e per un attimo non seppi se fosse stato un sogno o realtà.
E ancora oggi, a distanza di tempo, ogni tanto penso chissà cosa volesse dirmi.
Un socio Unitre.
Commenti
E' chiaro cosa Egli abbia voluto dire.....