Antologia di pensieri e ricordi in prosa
Questa rubrica raccoglie gli scritti di prosa ricordi o racconti dei soci-alunni dell'Unitre.
13 Novembre 2013
Testimonianza di Salvo Traina
Il cammino di Santiago è un pellegrinaggio di grande intensità e suggestione scelto da me non a caso, ma desideroso di vivere un’esperienza “forte”, soprattutto spirituale.
Un percorso indubbiamente molto faticoso che mi ha permesso, nella solitudine, il contatto con Dio e con me stesso.
Sotto il profilo spirituale sono tornato rigenerato.
Non nascondo le difficoltà, le avversità che ho trovato lungo il cammino, ma il Signore, tenendomi per mano, mi ha aiutato a superarle. Questo è il mio vero miracolo.
Ho conosciuto il silenzio di cui tanto mi aveva parlato il fratello amico Pippo Caramagno. Ebbene, mi sono seduto ai suoi bordi e mi sono sentito una persona ricca e felice. Ho avvertito la vicinanza di Dio, non fisica ma reale, in modo che non sono in grado di esprimere: un vero dono del Signore.
Il cammino principale che mi ha spinto verso il cammino di Antiago de Compostela, dopo il recente mio pensionamento, è il ringraziamento che dovevo al Signore Gesù Cristo, per avermi dato la vita, una bella famiglia, un lavoro, la salute, gli amici.
Ho pregato tanto davanti la tomba dell’Apostolo Giacomo soprattutto per i miei profili meno buoni che vorrei tanto cambiare. Spero tanto che Lui interceda presso Gesù Cristo che tutto può.
Ho pregato tanto anche per quanti me lo hanno chiesto: persone vicine, lontane o sconosciute. Ho anche tanto pregato per un mondo migliore.
Per concludere, credo che questo straordinario “cammino” sia una occasione che ognuno di noi nella vita dovrebbe fare e vivere intensamente sperando di potersi rigenerare nella fede. Questo sarebbe un grande miracolo verso di noi da parte di Gesù Cristo.
Testimonianza di Pippo Galofaro
Da un po' di tempo la mia fede si era assopita, non sentivo più la stabilità del mio treppiedi e mi sentivo ogni giorno sempre più solo, come se Gesù mi avesse abbandonato nel mio quarto giorno, a vent'anni circa di distanza dall'esperienza del Cursillos, da quel lontano novembre del 1993.
Succede però che un giorno, per puro caso, nel vedere un documentario sul cammino del pellegrino a Santiago de Compostela, avverto una spinta, una voce interna e il desiderio di agire, di mettermi in movimento. Ne parlai subito con l'amico Salvo Traina, che aveva assistito con me alla proiezione, e fu così che il 12 luglio scorso, alle 8 di mattina ci ritrovammo assieme nella realtà di quei luoghi che avevamo visto prima nel film, alla porta di San Pedro, presso la città di Lugo per iniziare, con l'aiuto di Cristo, interpellato prima nelle nostre preghiere, il nostro cammino verso Santiago, ovvero 150 chilometri di percorso effettuato con 12 chili di zaino sulle spalle.
Non sono mancate certo le difficoltà e le delusioni. Il terzo giorno è stato il più difficile: saliti a quota 1400 metri dal livello del mare, tra la fitta nebbia e l'umidità al 100%, tra gli infiniti sentieri boschivi sentivamo la brina sulla pelle.
Eppure, dopo avere superato ogni stanchezza del giorno, ogni mattina mi sentivo sempre più fortificato, e credo che questa sensazione era diffusa anche tra i giovani che si erano organizzati per effettuare un cammino completo, di 840 chilometri, dopo avere attraversato persino le alpi. Quando li incontravi ti salutavano "buon cammino", a passo veloce, con un entusiasmo che ti coinvolgeva e che, allo stesso tempo, ti ricaricava.
In cammino per Santiago, non so per quale santa ragione, quando incontravo i pellegrini pensavo alla mia vita vissuta da giovane, i miei sbagli, le mie conquiste, le delusioni, e pregavo per loro, affinché il Signore potesse assisterli durante il cammino della vita mentre, allo stesso tempo, mi chiedevo se qualcuno stesse pregando per loro, pensando a mia moglie Anna e a Maria, la moglie di Salvo, che ogni giorno da casa ci sostenevano con le loro preghiere.
Il terzo giorno abbiamo conosciuto una ragazza giapponese; lei stava camminando da 30 giorni e ci comunicò a gesti, parlando un po' in lingua spagnola e un po' in lingua inglese, che nell'attraversare le alpi era caduta, procurandosi delle brutte ferite alle ginocchia che non tardò a mostrarci. Rimase in nostra compagnia fino alla sera finché, dopo cena, ci chiese se poteva continuare ancora un po' il cammino con noi. Fummo contenti di acconsentire e proseguire assieme.
Stranamente, strada facendo, il percorso ci sembrava meno difficoltoso e ci sentivamo meno affaticati; io ne approfittai per concentrarmi sempre più nella preghiera e nelle riflessioni che, con l'avvicinarsi della meta, diventavano sempre più profonde, pensando soprattutto cosa avrei potuto chiedere davanti la tomba di San Giacomo. Chiedere all'amico di Gesù l'intercessione con il Signore per il perdono dei miei peccati? O meglio, la purificazione della mia anima per accogliere lo Spirito Santo?
La risposta l'ebbi il penultimo giorno di cammino, quando raggiungemmo un paesino nel giorno della festa del CARMELO. Siamo entrati di pomeriggio in una chiesa, perché ogni volta che sostavamo in un posto, con SALVO andavamo sempre in chiesa per ringraziare il Signore: era proprio la chiesa del CARMELO e mentre partecipavamo alla messa, il prete italiano che la presenziava, durante l'omelia ci chiese le motivazioni del nostro cammino a Santiago. Disse: "sapete perché vi faccio questa domanda? Perché molte persone mi hanno risposto di essere venuti a Santiago dopo essersi lasciati con la moglie o con la fidanzata....".
Personalmente risposi di essere stato ispirato dalla lettura di un libro del pellegrino. Dopo averci ascoltato, il prete replicò duramente: "cari fratelli, a Santiago si viene per pregare sulla tomba di San Giacomo, l'amico di Gesù, per chiedergli di migliorare la parte più negativa di noi e quindi, durante il cammino bisogna stare in raccoglimento e in preghiera".
Quelle parole risuonarono nella mia testa come una tromba, una risposta al mio quesito di partenza, tanto che nell'ultimo tratto del mio pellegrinare intensificai la preghiera e la meditazione, pregando per i miei cari e per tutti coloro che mi avevano chiesto preghiere, chiedendo altresì perdono al Signore per tutte le persone a cui io avevo fatto del male e per tutti coloro da cui ne avevo ricevuto. Ho pregato anche per tutti i non credenti che stavano in cammino in veste di turisti, affinché il Signore li illuminasse, guidandoli nella via della conversione. Mi resi conto dopo come quelle preghiere e quelle riflessioni mi avevano effettivamente preparato per presentarmi davanti alla tomba di San Giacomo con animo e spirito rinnovato, perché davvero avevo pregato con tutto il cuore e con tutta la mia anima.
Un altro momento forte è stato quando abbiamo ritirato la Compostela; infatti, prima di iniziare il cammino avevamo ricevuto in consegna la CREDENCIAL DEL PELLEGRINO, un cartoncino diviso in diverse parti, al fine di apporre un timbro indicante le tappe del viaggio. Arrivati a Santiago abbiamo consegnato le credenziali nell'apposito ufficio preposto alla verifica del percorso, per ricevere la COMPOSTELA, un documento scritto in latino col proprio nome che certificava il proprio personale cammino.
Tante persone, dopo aver ricevuto quel documento hanno pianto a dirotto, altre si sono inginocchiate per pregare, altre ancora la reggevano in mano come una preziosa reliquia.
Di seguito, partecipando alla messa dentro la cattedrale di Santiago, nel momento della benedizione fu acceso un'enorme incensiere, chiamato BOTAFUMERO, dal peso di 65Kg il quale, tirato a forza con delle corde, improvvisamente iniziava a oscillare vertiginosamente alto, benedicendo tutti i fedeli sparsi per tutta la navata. In quel momento ho ringraziato il Signore per avermi chiamato a fare questo cammino di fede, dandomi la possibilità di sperimentare ancora una volta che lui è sempre stato accanto a me.
L'ultima interessante tappa è stata FILISTERRE, dove siamo andati per gettare tradizionalmente in mare un sasso portato da casa, bruciare un indumento indossato nel cammino, e fare il bagno di purificazione. Quando dovevo lanciare la pietra nell'oceano ho chiamato a telefono mia moglie, che in quel momento si trovava in ritiro ad Augusta con un gruppo di cursillisti, per condividere telefonicamente con tutti loro quell'indimenticabile evento, per volere annunciare a tutti il gettito in mare della durezza del mio cuore. ULTREYA
Giuseppe Galofaro