01 Aprile 2012
Pubblichiamo le riflessioni del Dott. Salvo Cannavà in merito al terzo incontro a tavola rotonda, avvenuta il 29 marzo 2012 presso l'aula magna del 2° istituto A. Ruitz, dal tema “L'Uomo nella quotidianità: desideri, aspirazioni, frustrazioni, gioie, sofferenze fisiche e morali”, dove ne è stato il moderatore.
Giovedì 29 marzo, ancora una volta nell'aula magna del “Ruitz”, gentilmente concessa, gremita di Allievi Unitrini, si è tenuta la terza tavola rotonda sull' “Uomo”.
Relatori: il Dott. Gaetano Gulino, Medico Geriatra ed attento osservatore della realtà sociale augustana sotto il profilo etico – morale – religioso. Ed il Dott. Francesco Cannavà, Psicologo, per professione ed indole, lucido analista della realtà comportamentale e somatica dell' “Uomo” augustano.
Dopo i saluti di rito ed i convenevoli istituzionali, empaticamente espressi dall'esimio Presidente Uni 3, il carissimo Amico Dott. Pippo Caramagno, prima della brevissima introduzione all'argomento, il Moderatore dell'incontro, Salvo Cannavà, visto l'argomento della serata, ha fatto proiettare un brevissimo filmato di circa un minuto sull'anno europeo 2012 dell'anziano; invitando tutti ad una soggettiva riflessione. Poi, come da scaletta concordata, ha dato la parola al primo Relatore della serata, il Dott. Gaetano Gulino.
Nella sua doviziosa esposizione ha focalizzato l'attenzione, in particolare, sull'uomo augustano. Sostenendo che occorre “conoscersi meglio interiormente” per poter “vivere meglio”.
Da Medico, il messaggio che ha voluto lanciare il Dott. Gulino, voleva stimolare l'attenzione sulla differenza tra “Salute” e “Benessere”. La prima, fisica, materiale; la seconda “spirito”, essenza della vita, ragione, emozioni, sentimenti, e perchè no, rifugio onirico. Coscienza, nei comportamenti, attraverso la conoscenza. Imparare a gioire del “vivere”, protesi al farlo ad immagine e somiglianza del Dio in cui ognuno di noi crede.
Parlando dell' “Uomo augustano” il Gulino si sofferma sull'indole della deresponsabilizzazione, dell'incapacità di cogliere le opportunità, della ricerca di un capro espiatorio agli insuccessi. Sottolineando, con rammarico, come la Società minimizzi, purtroppo, la solidarietà, l'unione, la reciproca compassione: l'Umanità.
Che è fatta anche di gestione dei conflitti, del miglioramento delle abilità di ascolto. Augusta, invece, esprime una realtà urbana ed esistenziale atipica, foriera di delegittimazione dell'essere augustano. Persino i riferimenti statistici politico sociali risultano attenzionati marginalmente. Continua, l'Amico Gaetano, parlando di associazionismo tipicamente augustano: dispersivo, non coeso, campanilistico.
Poi, tratta la socialità augustana per fasce di età. Più fortunati i bambini che possono contare su una famiglia più disponibile. E, via via, parlando di ragazzi, di giovani, di adulti e di “maturi”, realizza un connubio tra il pessimismo del momento socio economico che stiamo vivendo e l'ottimismo della capacità di reagire. Nonostante le opportunità negate, i surrogati sociali, la depauperazione del futuro, il parcheggio scolastico in una Università che rilascia titoli poco spendibili.
V'è paura per il futuro dei nostri figli e nipoti. Ma la forza dell'Uomo “maturo” deve essere quella di non far sentire gli anziani soli e derelitti, ma si sforzi a dare dignità sociale verso un reinserimento, anche familiare, di rivalutazione dei ruoli. In questo, l'UNI3, da anni si è guadagnata, sul campo, meritatamente, una grossa credibilità sociale. Il Dottore Gaetano Gulino conclude il suo intervento proponendo, tra l'altro, la costituzione di una equipe di ricerca pluridisciplinare, per stimolare la simbiosi sociale “lavoro = sviluppo” per uscire dall'emergenza.
Dopo un sintetico commento del Moderatore viene presentato, ed invitato a d esporre i suoi concetti sull' “Uomo”, da Psicologo profondo conoscitore dell'essere “Uomo” ad Augusta, il Dott. Francesco Cannavà.
Egli propone una lettura riflessiva sul titolo stesso della tavola rotonda. Soffermandosi sul termine “Quotidianità”. Individuale, quale “senso” dato alla nostra routine.
Comodità degli automatismi, per consentire al cervello di pensare ad altro. Decolorazione della vita, allontanandoci pericolosamente dai valori e dal senso della Vita. Quasi un assopimento dei desideri e delle aspirazioni, sostituiti dai “Bisogni sociali”, scontati e non stimolanti o, come ha etichettato il Cannavà: “siamo diventati cacciatori da supermercato”; dove tutto è esposto sugli scaffali e non devi fare alcuna fatica a “cercarlo”.
Inibendo, così il sano stimolo del desiderio. Quali pulsioni possono animare l'Uomo, se tutto è facile e scontato? Si chiede il Relatore, che chiama in causa Shopenawer per dire che l'eliminazione del desiderio per conquistare la libertà, ci porta, pessimisticamente, ad essere vittime del desiderio stesso. Con Oscar Wilde abbiamo il tripudio del superfluo, scambiato per necessità, meramente consumistiche.
Il Dott. Cannavà allinea consequenzialmente una sequela di termini, dal significato pessimisticamente spiralante e stritolante: frustrazione, che genera disagio, che partorisce l'ansia, foriera della depressione.
Ma, attraverso un positivo contrappunto ottimistico, invoca il ritorno al sano e legittimo desiderio, padre di una appagante e “fattibile” aspirazione. Sollecitati dall'offerta, occulta o manifesta di innumerevoli beni di consumo, viviamo una carenza dei veri valori etici.
La eccessiva (ma spesso solo apparente) facilità di poter avere tutto, annulla il significato di “desideri appaganti”, gettandoli in una china senza fondo. Infatti, per quanti sono nati nel benessere, o presunto tale, avendo tutto senza sforzo, senza aver dovuto lottare per conquistarlo, tutto è, e deve, essere facile. Ciò porta, inevitabilmente, confusione tra il concetto di desiderio e di benessere, che non sarà più appagante. Il Cannavà invoca il ritorno alla memoria dei bisogni “veri” e dei “veri” desideri.
Per evitare la frustrazione da carenza di questi. Viviamo la somatizzazione fisica da incontentabilità. La rabbia che calpesta l'autostima. La depressione da solitudine interiore. Contrapponiamo troppo spesso l'eustress, lo stress positivo, lasciandoci fagocitare dall'ansia dello stress negativo. I desideri dovrebbero essere supportati dagli sforzi positivi, costruttivi. Auspicando una evoluzione positiva della Società.
A conclusione del suo pregevole intervento, il Dott. Francesco Cannavà, propone l'unione di di interessi propositivi di sani desideri; nella negazione dei finti desideri, confusi con altrettanto finti bisogni. Anche attraverso la sofferenza fisica e morale, si giunga alla positiva ricerca e raggiungimento del legittimo traguardo del sano e sanante connubio tra pensiero e corpo, inneggiante all' “Uomo”.
Dopo un sintetico finalino di commento del moderatore, Dott. Salvatore Cannavà, il Presidente UNI 3 Augusta, Dott. Giuseppe Caramagno, prende la parola per complimentarsi con gli oratori per le loro brillanti dissertazioni e rinnova l'impegno dell'UNI3 nel migliorare la vita “sociale” e “psicofisica” ad Augusta.
Tra gli astanti, emerge il desiderio di intervenire sulle argomentazioni esposte. Così qualcuno parla di esigenza di formulare desideri consoni e controllabili, lamentando, tra i giovani, l'esigenza di doversi adattare a svolgere lavori al disotto della formazione, specie universitaria, conseguita.
Alla giustificazione dello stress subito dai giovani per la mancanza di lavoro, replica il Dott. Francesco Cannavà, per il quale alla reale difficoltà del momento si aggiunge anche la non predisposizione di alcuni giovani, potenzialmente capaci, ad “inventarsi”, a “ricavarsi”, quella “nicchia professionale” che consentirebbe loro di vivere dignitosamente.
Un altro intervento degli attenti “giovani” Allievi Unitrini ha riguardato il disagio ambientale, culturale, artistico, storico e morale di giovani ed adulti acculturati e preparati che, con ottimismo, cercano di rendere migliore la Società augustana, notoriamente abulica.
Ancora un intervento spontaneo dal sensibile pubblico presente ha esaltato l'idea di dare fiducia ai giovani e lamentata la responsabilità di noi adulti di non riuscire ad educarli alla sana conciliazione tra la ricostituzione del futuro e l'abbandono del declino.
L'ultimo appunto ha accennato alla crisi del valori ed ai progetti privi di valore, proponendo di spostare l'asse dei desideri, dalla ricerca di soluzioni individuali alla concertazione di problematiche sociali di più ampia collettività.
Altri, ancora, chiedevano la parola, a conferma dell'interesse indotto dalle argomentazioni dottamente trattate, ma l'ora tarda ha fatto optare l'Assemblea per l'ascolto di alcuni brani musicali d'opera, sapientemente selezionati dall'Amico Prof. Mimmo Patania.
Anche la presenza in aula del più giovane degli aspiranti unitrini, Riccardo, ha contribuito a quel clima di familiare, chelante e, quasi goliardica, familiarità che si può respirare solo tra le fila delle meravigliose ragazze e fantastici ragazzi dell'UNI 3.
Il Presidente Dott. Caramagno da appuntamento alla prossima tavola rotonda del 19 aprile, che proporrà il tema “La terza età rappresenta il declino dell'Uomo?”, che vedrà Relatore il Padre Vescovo Salvatore Costanzo, preceduto e sollecitato da due brevi interventi della Prof.ssa Francesca Solano, Docente di Filosofia e della Prof.ssa Rosanna Bellistri, Docente di Scienze Religiose.
Sabato 31 marzo alle ore 18,30, invece, tutti a Teatro per applaudire la “Compagnia Teatrale UNI 3”.