Sergi_tesseraPubblichiamo una sintesi della lezione, dal tema Shakespeare, un uomo dei nostri tempi”, che la Prof.ssa Maria Giovanna Sergi ha tenuto giovedì 5 Aprile 2018.

Per  Shakespeare “Tutto il mondo è un palcoscenico” infatti nella commedia As you like it (Iacopo: atto II, scena VII) recita:

Tutto il mondo è un palcoscenico, e gli uomini e le donne non sono altro che attori. Anch’essi entrano ed escono di scena, e la medesima persona, durante la propria vita, rappresenta molte parti…

Shakespeare e Pirandello

Shakespeare, come Pirandello secoli dopo, riteneva che gli uomini e le donne fossero niente altro che attori che rappresentavano molti e diversi ruoli sul palcoscenico del mondo.

Questo è espresso in molte delle sue opere, come As you like it e Macbeth, e per Pirandello dal protagonista del suo ultimo romanzo Uno, nessuno e centomila, che dopo un banale incidente improvvisamente arriva alla conclusione di non avere una sola identità ma di essere uno, nessuno e centomila persone allo stesso tempo.

Come ha fatto Shakespeare a diventare Shakespeare?

Verso il 1590 un giovanotto di provincia – non è ricco di famiglia, non ha conoscenze importanti, non ha studiato all’università – si trasferisce a Londra, e in un arco di tempo straordinariamente breve diventa il drammaturgo più importante non solo della propria epoca, ma di tutti i tempi. Le sue opere attirano colti ed analfabeti, sofisticati cittadini londinesi e provinciali che per la prima volta andavano a teatro. Fa ridere e fa piangere il pubblico, trasforma la politica in poesia, mescola arditamente beffe volgari e sottigliezze filosofiche. Cattura con eguale profondità gli aspetti più intimi della vita dei sovrani come di quella dei mendicanti. Sembra aver studiato ora legge, ora teologia, ma anche storia antica, e allo stesso tempo si diverte con i racconti delle vecchie comari. Come si spiega un risultato tanto magnifico? Come ha fatto Shakespeare a diventare Shakespeare?

Stephen Greenblatt, Vita, arte e passioni di William Shakespeare, capocomico – Einaudi 2004

La regina Elisabetta I

Sergi_Shakespeare_10Nel 1558 sale al trono Elisabetta I. Durante il suo regno (1558 – 1603) il Rinascimento inglese raggiunge il suo splendore. Durante il suo regno l’Inghilterra attraversa un periodo di stabilità. Donna di forte volontà, con una buona educazione classica, parlava parecchie lingue e amava l’arte e il teatro. Si distinse come protettrice delle lettere e fu celebrata da artisti e poeti. Il teatro come forma d’arte indipendente inizia durante il suo regno.

Elisabetta e il teatro

La Regina, che ama le lettere e gli spettacoli, prepara la strada al professionismo dell’attore e alla diffusione del teatro, stabilendo che fosse sufficiente, per un attore, porsi sotto la protezione di un attore di cui doveva indossare la livrea: poteva im questo modo garantirsi la libertà di esercitare la sua professione. Elisabetta incoraggia anche il formarsi di compagnie stabili e protegge ogni genere di spettacolo ospitando a Corte, insieme ai divertimenti raffinati, gli spettacoli popolari.

Nascono i primi teatri a Londra - Gli edifici teatrali – le Playhouses

Sergi_Shakespeare_11Sorsero presto molti teatri pubblici: il primo fu costruito, sotto la protezione del Conte di Leicester, nel 1576 dall’impresario James Burbage a Shoreditch e fu chiamato «The Theatre».

Altri teatri pubblici furono costruiti dal 1570 in poi, tra questi il Globe Theatre.

Il palcoscenico consisteva in una piattaforma rettangolare rialzata, protesa verso il centro di un grande cortile circondato da file di gallerie. Il cortile, destinato alla platea che guardava lo spettacolo in piedi, era scoperto, ma il palcoscenico era coperto da una tettoia dipinta – chiamata heavens, i cieli, sorretta da due colonne.

(Stephen Greenblatt, Vita, arte e passioni di William Shakespeare, capocomico – Einaudi 2004)

Sergi_Shakespeare_12Il Globe, oggi.

Le playhouses, ai tempi di William

Con un penny si poteva accedere al cortile e stare per due o tre ore in mezzo alla folla a menar le mani, comprare mele, noci o birra, o cercare di farsi spazio avanzando il più possibile sotto il palco. Con qualche soldo in più ci si comprava un riparo dalla pioggia (o dal sole battente) e un posto a sedere in una delle gallerie coperte che circondavano il teatro; con qualcosa in più il posto a sedere era imbottito e si trovava in una delle «sale dei gentiluomini» sulla fila più bassa delle gallerie.

(Stephen Greenblatt, Vita, arte e passioni di William Shakespeare, capocomico – Einaudi 2004)

La produzione delle opere teatrali

Non c’era sipario e poco arredo scenico. I costumi erano molto curati. Le donne non potevano recitare. L’azione procedeva di scena in scena senza interruzione. Quando il teatro era pieno gli attori erano circondati dal pubblico su tre parti. La relazione tra attori e pubblico era molto più intima rispetto al teatro moderno. La rappresentazione avveniva in pieno giorno.

I mutamenti di scena, il passaggio dalla luce al giorno alla notte e viceversa, come tutte le altre specificazioni di luogo e di atmosfera, venivano annunciati dagli stessi attori nel contesto del dramma. Questa tecnica sottilissima di scenografia verbale ricca di immagini e metafore per sottolineare i mutamenti di scena si è persa nel teatro moderno.

William Shakespeare (1564 – 1616)

SSergi_Shakespeare_15ebbene Shakespeare sia probabilmente il più famoso drammaturgo al mondo si conosce relativamente poco della sua vita. La sua nascita è celebrata tradizionalmente il 23 aprile del 1564. È nato a Stratford-upon-Avon, a nord ovest di Londra. Nacque, terzo di otto figli, da una famiglia agiata: il padre, John, era un commerciante appartenente alla corporazione dei pellai e guantai che però subì durante la fanciullezza di William una serie di rovesci economici. La madre, Mary Arden, discendeva da un’antica famiglia di possidenti.

Il giovane William studiò probabilmente alla Grammar School di Stratford, ma poco sappiamo dei suoi primi anni di vita, se non che a diciotto anni, nel novembre del 1582, sposò Anne Hathaway, ventiseienne, e che probabilmente il matrimonio fu “un ripiego con cui egli riparò un atto di irriflessione giovanile” (Mario Praz, Storia della letteratura inglese, Einaudi 2001).

Sei mesi più tardi nacque la figlia Susanna a cui seguirono nel 1585 due gemelli, Hamnet e Judith. Con una moglie e tre figli da mantenere, oltre a fratelli e sorelle più giovani a cui provvedere, e un padre in cattive condizioni economiche, Shakespeare si trasferì a Londra in cerca di fortuna.

I primi anni trascorsi nella capitale sono quelli in assoluto più misteriosi per quel che riguarda la biografia dell’autore, ma probabilmente egli lavorò come attore in diverse compagnie teatrali.

Il successivo riferimento storico certo è del 1592, quando ormai Skahespeare è già un drammaturgo affermato.

Nei due anni successivi i teatri restarono chiusi a causa di un’epidemia di peste, e Shakespeare si dedicò alla composizione dei poemi Venere e Adone e Il ratto di Lucrezia.

Nel 1594 risulta socio dei Chamberlain’s Men, una compagnia teatrale che poi sotto Giacomo I prenderà il nome di King’s Men, (Attori della Compagnia del Re), e diventa poi socio del nuovo teatro The Globe nel 1599.

Negli anni successivi, grazie ai favori della Corte dei quali beneficiava la sua compagnia, egli godette di prosperità e successo dividendo le sue energie tra la composizione di drammi e sonetti. Il suo protettore e amico era il conte di Southampton.

Probabilmente intorno alla fine del primo decennio del ‘600 si ritirò a Stratford dove con i guadagni della professione aveva acquistato una casa patrizia con giardino, denominata “New Place” e dove il 25 marzo 1616 firmò il proprio testamento.

Morì il 23 aprile del 1616 e il 25 venne sepolto nel coro della chiesa dell’Holy Trinity.

Opere

Come poeta scrisse una collezione di 154 sonetti e due lunghi poemi. Come drammaturgo scrisse 37 opere. Shakespeare in vita non si preoccupò di dare alle stampe le sue opere, che circolavano in copie non autorizzate ricostruite dalla memoria di uno o più attori (i cosiddetti bad quartos) e che chiaramente erano piene di errori.

Nel 1623 due attori della compagnia di Shakespeare, John Heminges e Henry Condell,  curarono un’edizione di trentasei opere dell’amico scomparso, denominata First Folio, che assieme a precedenti in quarto ha consentito un lavoro di ricostruzione filologica delle opere di Shakespeare.

Le opere teatrali di Shakespeare possono essere divise in quattro periodi:

  1. Il primo che va all’incirca dal 1589 al 1595, di sperimentazione, di apprendimento delle tecniche di scrittura teatrale;
  2. Il secondo (dal 1595 al 1600) dominato dalle histories, come Enrico V, e dalle grandi commedie, Sogno di una notte di mezza estate, Molto rumore per nulla, Come vi piace, La dodicesima notte, ma che include anche tragedie del calibro di Romeo e Giulietta e Giulio Cesare.
  3. Il terzo periodo è quello delle grandi tragedie, e va dal 1600 al 1608 circa: Amleto, Otello, Macbeth; Re Lear, Antonio e Cleopatra.
  4. Infine, l’ultimo periodo, che va dal 1608-9 al 1612, è quello dei cosiddetti romances, da alcuni definite tragicommedie perché caratterizzate da una fuga verso atmosfere fiabesche, romanzesche, come La Tempesta.

Temi

Tra i temi principali delle opere di Shakespeare ci sono i grandi temi universali: il potere, l’amore, l’ambizione, il conflitto tra diverse generazioni, la guerra, il rapporto tra genitori e figli. È difficile dire esattamente cosa separa Shakespeare da tutti gli altri autori. Sicuramente una delle ragioni è la sua all-inclusiveness, il fatto che le sue opere esplorano ogni aspetto concepibile della vita umana.

Ma soprattutto… Ma soprattutto, al centro dell’opera shakespeariana c’è l’essere umano visto in tutte le sue sfaccettature.

Sergi_Shakespeare_13Amleto.

Amleto secondo la Treccani

«Protagonista dell'omonima tragedia di W. Shakespeare. Ad Amleto, principe di Danimarca, lo spettro del padre chiede vendetta per la propria morte, dovuta al fratello, che ne ha sposato la vedova. Amleto rimanda l'azione simulando la pazzia, attribuita all'amore per Ofelia, figlia del ciambellano Polonio. Inscenato dinanzi al re il dramma della morte del padre, Amleto uccide per errore Polonio e viene mandato in Inghilterra. Al suo ritorno, assiste al funerale di Ofelia, annegatasi. Il re provoca un duello fra Amleto e il fratello di lei, Laerte; Amleto viene ucciso dopo aver ferito Laerte e trafitto il re, mentre la regina beve il veleno destinato al figlio. La critica romantica vide in Amleto, eroe del dubbio, una tragedia di debolezza della volontà.»

Amleto un debole?????????

Quest’opera non offre verità etiche o morali, ma mostra la vita da una prospettiva molto più ampia di quanto sia mai stato fatto in precedenza: una prospettiva in cui l’uomo si interroga, analizza sé stesso, ragiona e soffre sotto una continua pressione emotiva. Un uomo che si interroga, prima ancora che sugli avvenimenti correnti, sui misteri della sua stessa natura. Una simile visione della vita si allontana dal semplice concetto di tragedia, diventando prima ancora di un’opera d’arte, un vero e proprio trattato sulla condizione dell’uomo.

Se questo è un personaggio debole…

All' interpretazione di Amleto eroe debole se ne  oppone un'altra. Occorre osservare che Amleto, per quanto loquace e depresso è in effetti  molto attivo. Se è vero che il filo dell'azione, in generale, gli è imposto da altri personaggi o dagli eventi, egli nei fatti agisce. Ascolta lo spettro (ciò che i suoi amici rifiutano di fare), assume un atteggiamento al limite del disprezzo riguardo al re, respinge violentemente Ofelia, sventa uno dopo l'altro gli intrighi che mirano a scoprire il suo gioco, e  architetta  uno spettacolo teatrale che è soltanto una trappola nella quale spera di fare cadere il re (che ci cade);  aggredisce la   madre in una scena dalla violenza inaudita;  arriva alle mani con Laerte, fratello di Ofelia. Infine, e forse soprattutto per ciò che riguarda la  violenza fisica, che non è poco per un uomo tacciato di debolezza - uccide Polonio,  invia i suoi amici Rosencrantz e Guildenstern alla morte, uccide il re ed è indirettamente responsabile della morte di Laerte. 

Essere o non essere…Atto terzo, scena prima

Essere o non essere è una frase dell’Amleto di Shakespeare.

La battuta viene pronunciata dal principe Amleto all’inizio del monologo che apre la prima scena del terzo atto della tragedia. È una delle frasi più celebri della letteratura di tutti i tempi, ed è stata oggetto di numerosi studi e diverse interpretazioni. L’interrogativo esistenziale del vivere (essere) o morire (non essere) è alla radice dell’indecisione che impedisce ad Amleto di agire (il famoso dubbio Amletico) e spesso è stato associato all’idea del suicidio.


« Essere, o non essere, questo è il problema:
se sia più nobile nella mente soffrire
colpi di fionda e dardi d'atroce fortuna
o prender armi contro un mare d'affanni
e, opponendosi, por loro fine? Morire, dormire…
nient'altro, e con un sonno dire che poniamo fine
al dolore del cuore e ai mille tumulti naturali
di cui è erede la carne: è una conclusione
da desiderarsi devotamente. Morire, dormire.
Dormire, forse sognare. Sì, qui è l'ostacolo,
perché in quel sonno di morte quali sogni possano venire
dopo che ci siamo cavati di dosso questo groviglio mortale
deve farci riflettere. È questo lo scrupolo
che dà alla sventura una vita così lunga.
Perché chi sopporterebbe le frustate e gli scherni del tempo,
il torto dell'oppressore, l'ingiuria dell'uomo superbo,
gli spasimi dell'amore disprezzato, il ritardo della legge,
l'insolenza delle cariche ufficiali, e il disprezzo
che il merito paziente riceve dagli indegni,
quando egli stesso potrebbe darsi pace
con un semplice pugnale? Chi porterebbe fardelli,
lamentandosi e sudando sotto il peso di una vita faticosa,
se non fosse che il terrore di qualcosa dopo la morte,
il paese inesplorato dalla cui frontiera
nessun viaggiatore fa ritorno, sconcerta la volontà
e ci fa sopportare i mali che abbiamo
piuttosto che accorrere verso altri che ci sono ignoti?
Così la coscienza ci rende tutti codardi,
e così il colore naturale della decisione
è reso malsano dalla pallida cera del pensiero,
e imprese di grande altezza e valore
per questa ragione deviano dal loro corso
e perdono il nome di azione. »

Per concludere, una citazione di Shakespeare:

Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni; e nello spazio e nel tempo d’un sogno è racchiusa la nostra breve vita.

M.G. Sergi.

     Sergi_Shakespeare_01     Sergi_Shakespeare_02     Sergi_Shakespeare_03     Sergi_Shakespeare_04


Forum

Archivio Video

Login Form Accesso all'area riservata

La registrazione è riservata ai soci Unitre sede di Augusta.



Per registrarsi inviare una email, contenente i vostri dati (Cognome, Nome, email e Nick) a info@unitreaugusta.it

Avviso ai soci registrati

Si avvisano i soci registrati che sono inseriti n. 4 articoli "Conversazioni tra i soci" e varie Inteviste a soci

Per poterli visionare occorre accedere all'area riservata.

Statistiche

Utenti : 26
Contenuti : 1651
Link web : 18
Tot. visite contenuti : 3055910

Il tempo ad Augusta

Link Utili



Ricerca numero telefonico e altro..

logo_misterimprese
Catalogo di imprese,
numeri telefonici di ditte,
indirizzi di aziende e studi.

google-maps-logo-2
Mappe e percorsi.

Traduttore on line

logomymovies
Cinema a Siracusa