Tiangong 1 (che significa "Tempio del Cielo" o “Palazzo Celeste”) è stato il primo laboratorio orbitale cinese lanciato nello spazio. La messa in orbita originariamente pianificata per la fine del 2010, è stata successivamente posticipata al 2011.  Fa parte del Programma Tiangong che vuole vedere la Cina avere nello spazio una stazione orbitante da 20 tonnellate entro il 2022 

aldaniele_spazio_2018_18Con una lunghezza di 10,4 m e una altezza massima di circa 3,5 m, ed un peso di poco più di 8 tonnellate. Tiangong era composto da un modulo di servizio, un modulo laboratorio e un modulo di attracco dotato di sistema di tipo APAS per il collegamento tra il laboratorio e le navicelle Shenzhou. Nel secondo modulo, alla cui estremità si trovava il sistema per l'aggancio, gli astronauti potevano vivere e condurre attività di ricerca, disponendo di una quindicina di metri cubi di volume utile. Nel modulo di servizio erano presenti i sistemi necessari al funzionamento del laboratorio, compresi i serbatoi per i propellenti ed altri impianti primari come i motori. L'alimentazione elettrica era garantita da una coppia di pannelli solari alari agganciati alla sezione di minore diametro.]

Il lancio, previsto inizialmente per il 17 agosto 2011, è stato posticipato al 29 settembre. Il lancio, effettuato alle 13:16 dal centro spaziale di Jiuquan, ha portato la Tiangong nell'orbita terrestre (LEO) e dopo 2 manovre di correzione orbitali, ha portato il laboratorio ad un apogeo di 362 km. Il 10 ottobre Tiangong ha trasmesso a Terra la prima foto scattata dal suo apparecchio fotografico di bordo.

La vita operativa della Tiangong-1 era di circa due anni e, in questo lasso di tempo, si sono succedute 3 missioni. Per primo è arrivato lo Shenzhou 8, un veicolo automatico di rifornimento, lanciato senza equipaggio il 1º novembre 2011; essa è servita per testare le capacità di aggancio nello spazio tra le 2 navicelle, rappresentando una prima assoluta nel campo spaziale cinese. In seguito hanno attraccato 2 missioni umane nel 2012 la Shenzhou 9, e l'anno successivo la Shenzhou 10, entrambe abitate con un equipaggio formato da tre astronauti con il compito di effettuare test e vari esperimenti. Il primo equipaggio che ha abitato il laboratorio è rimasto in orbita per 13 giorni, di cui 6 sul laboratorio, ed un anno dopo l'equipaggio della Shenzhou 10 ha abitato il laboratorio per 11 giorni. Dopo quest’ultima, la stazione Tiangong-1 è rimasta deserta anche se gli esperimenti a bordo hanno continuato a funzionare e i dati raccolti hanno permesso di monitorare le condizioni degli oceani e delle aree verdi del pianeta, contribuendo anche a definire le zone più colpite durante l'alluvione della città cinese di Yuyao.

Ma anche quest’attività di monitoraggio è cessata verso la fine del 2016, quando l’agenzia spaziale cinese ha messo in orbita la sua seconda stazione spaziale, la Tiangong-2, progettata per mettere a punto nuove tecnologie spaziali, tra cui il rifornimento automatico di propellente.

A fine marzo 2016, l'Agenzia spaziale cinese ha comunicato di non ricevere più i dati di telemetria del laboratorio dal giorno 21. Ciò ha implicato che il programmato rientro controllato in atmosfera, con distruzione sicura nelle acque dell'Oceano Pacifico non è stato possibile, lasciando incertezza su data e luogo di rientro. In un anno la stazione è passata dai 360 km di quota media nel dicembre 2016 ai 290 km dei primi di dicembre 2017, aumentando sempre la velocità di discesa. Le previsioni sulla data di rientro sono rimaste largamente incerte per lungo tempo, con una finestra da fine marzo a metà di maggio 2018 a causa di variazioni nell'alta atmosfera che possono essere generate da eruzioni solari, modificando così il momento del rientro; allo stesso modo, la zona di rientro è rimasta indeterminabile fino alle ultime ore, rimanendo nella fascia compresa fra 42,7 gradi di latitudine nord e 42,7 sud vincolata dai parametri orbitali. Il rientro nell'atmosfera della Tiangong 1 è avvenuto alle 0:16 UTC del 2 aprile (2:16 ora italiana 2 aprile) La notizia è stata data dal Comando strategico degli Stati Uniti e dall'Ufficio spaziale cinese secondo il quale la sonda si è immediatamente incendiata e distrutta quanto ha impattato il primo strato della nostra atmosfera. I detriti, quindi, si sono dispersi nel Pacifico senza provocare danni, tra le Isole Cook e Tahiti secondo i dati rilevati dalla rete di Sorveglianza spaziale. Le previsioni fatte nei giorni scorsi avevano ipotizzato che anche l'Italia potesse essere interessata dalla caduta dei detriti. Con un rischio bassissimo fino a diventare quasi nullo, con una finestra infinitesimale di probabilità per l'isola di Lampedusa. Quando la stazione spaziale cinese Tiangong 1 è rientrata nell'atmosfera il 2 aprile, è finita non lontano dal 'cimitero dei satelliti', l'area dell'oceano Pacifico meridionale più distante da ogni terra, dove nei 60 anni dell'era spaziale sono rientrate circa 30.000 tonnellate di rifiuti, dalla stazione spaziale russa Mir ai cargo Progress, pari alla massa di metallo di una corazzata della seconda guerra mondiale. 

Poichè questa massa è in gran parte bruciata nell'atmosfera, i frammenti arrivati a Terra sono stati circa 3.000 tonnellate. Una piccola linea rossa indica l'area lunga circa 1.300 chilometri e larga 100 nella quale sono stati dispersi i detriti.

Poco a sud si trova il cimitero dei satelliti, ossia l'area chiamata Spoua (South Pacific Ocean Uninhabited Area) in cui la Tiangong 1 sarebbe dovuta andare se non fosse finita fuori controllo.

"Se la stazione spaziale Tiangong 1 fosse rientrata 5 minuti più tardi sarebbe finita direttamente nel cimitero dei satelliti”

Roberta Di Bartolo.


 

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