29 Maggio 2016
Come sconfessare un termine latino. Laboratorio deriva dal latino “labor” fatica. Si suppone, si crede che sia sempre così. Noi abbiamo, invece, dimostrato che “laboratorio”, nonostante le sue origini etimologiche, voglia significare anche e soprattutto: allegria, partecipazione, voglia di vivere (con buon pace dei nostri padri latini).
E senza ricorrere a studi, paroloni e fior di professori ci basta ripercorrere il pomeriggio del 26 maggio per confermare il nostro assunto.
Un’aula magna gremita con un colpo d’occhio inusuale. Su una delle pareti i tradizionali cavalletti erano colmi di disegni, pitture di ogni tipo. (leggi l'articolo di Tania Tudisco sull'argomento)
Le sedie vicine ospitavano una trentina di cantanti scalpitanti e desiderosi di deliziare il pubblico coinvolgendolo con il loro “canto libero”
La parete opposta, o meglio le file di sedie erano occupate da 38 coristi in divisa pronti ad esibirsi in brani articolati studiati specificamente per questa serata.
Giova ricordare che i laboratori attivati sono stati sia di tipo ludico (Musica e canto, Burraco) e sia di tipo culturale (Teatro, Coro e Disegno).
Il laboratorio teatrale, per motivi di opportunità, si esibì nella commedia di L. Pirandello “La Giara” riscuotendo un grande successo grazie all’impegno del regista Pietro Quartarone e dei suoi bravissimi attori che già sono stati ricordati in altri articoli del nostro sito. La natura del “Burraco” non richiede esibizione in pubblico.
Il pomeriggio del 26 maggio è stato, invece, dedicato alle altre attività.
All’ingresso in aula veniva spontaneo fermarsi a guardare i lavori eseguiti dai nostri artisti della tavolozza.
I primi ad esibirsi sono stati i partecipanti al laboratorio di Musica e Canto. Un gruppo che, mantenendo fede allo spirito iniziale, ha assunto il nome dei “Tanto pe’ cantà”.
Purtroppo mancava la maestra Trozzo per motivi familiari e mi piace ricordare che ha seguito per tutto l’anno le voci scatenate cercando di mantenere una disciplina tra le signore (sempre in maggioranza) desiderose di infiammare le ugole…..
Brani scelti dal gruppo, coinvolgenti ed interpretati con la solita verve del “tanto pe’ cantà” ma che ha riscosso un aspettato apprezzamento dai presenti. Le voci sono state accompagnate dal duo Cavallaro/Accettullo. Un grazie grande al maestro Cavallaro che dà un supporto indispensabile alla buona riuscita delle esecuzioni.
Ho apprezzato molto la presenza di alcuni coristi che si sono esibiti mettendosi in gioco senza timore proprio nello spirito della funzione “terapeutica” di questo laboratorio.
Si comprende come l’etimologica “fatica” nulla abbia a che vedere in questa circostanza.
E’ seguita l’interpretazione di una canzone napoletana molto delicata (Era de maggio) eseguita dalla voce limpida di Pina Carriglio, componente del coro ed eccellente solista.
Anche per dare ristoro alle orecchie dei tanti presenti è stato proiettato un video montato da Franco Bari con i momenti salienti dell’anno accademico che va a chiudersi.
Abbiamo ripercorso, sorridendo con allegria, mai con malinconia, tanti momenti che hanno visto coinvolti i soci di questa eccezionale UNITRE di Augusta.
Poi è toccato al coro. Reduce da una settimana densa di impegni la nostra corale si è esibita in quattro brani preparati per il saggio.
Nessuna sbavatura evidente, solito impegno nel rispettare le parti e successo di pubblico con applausi sentiti e meritati.
La corista Rosina Tringali ha recitato una poesia delicata e commovente.
Alla fine della esibizione del coro gli altoparlanti hanno intonato una famosa canzone di Massimo Ranieri: “Rose Rosse”. Dalle gradinate sono scesi la signora Morana ed altri soci, con tante rose rosse nelle mani che sono state consegnate, come segno di ringraziamento per l’impegno, a tutti i coristi ed ai collaboratori per l’accoglienza in occasione del festival del 22 maggio. Un gesto molto delicato ed apprezzato
Poi una sorpresa dei nostri artisti della tavolozza che hanno dipinto un paesaggio alternandosi con i vari colori. Una giovane pianista eseguiva delicati brani classici a sottolineare il momento davvero molto intenso ed allo stesso tempo simpatico.
Conclusione della serata con una poesia di Martoglio letta da Carmelo Addia e dedicata a tutte le donne presenti.
Cosa aggiungere? Dov’è la fatica? Si il coro si sobbarca due prove settimanali, il disegno prova e riprova i tratti fino alla loro forma definitiva, gli attori provano cento volte la scena …….ma i risultati cancellano di colpo ogni sentore di fatica in barba ai nostri “padri latini” e questi laboratori sono sinonimo di energia, vigore, forza, instancabilità, gioia, piacere.
Tutto questo grazie all’idea del Presidente, coadiuvato dal conforto del direttivo e dalla indispensabile collaborazione della signora Franca Morana.
Arrivederci al prossimo anno
Antonio Accettullo
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