07 Gennaio 2016
Commento al discorso di Papa Francesco del 31 dicembre 2015
La felicità non è solo uno stato d'animo ma uno stile di vita, una regola comportamentale, un diritto. È questo che traspare dalla lettura delle belle parole del nostro Papa Francesco, pensieri che cercano di stimolare i nostri, ahimè, stanchi cuori in questi giorni di gaudio.
Quante volte abbiamo sentito dire che la felicità non è sinonimo di ricchezza, fama, popolarità ma è l'essere allegri nell'anonimato: nel nostro esser piccoli e insignificanti siamo speciali, ogni nostro gesto è speciale e anche se il bambino a cui restituiamo il pallone o l’anziana signora che aiutiamo a scendere dall'autobus non conosce il nostro nome, non ha importanza, saremo angeli custodi gli uni degli altri.
Non sempre ciò che abbiamo programmato si realizzerà, ma non per questo dovremo demoralizzarci. Capiterà di sentirci stupidi, impotenti e miseramente umani, ma è proprio nei momenti di difficoltà che si affina il nostro intelletto: l’istinto che scalpita nel petto degli uomini di ogni età ci porta ad aggirare i problemi, come bravi corridori di una corsa ad ostacoli e a trovare un insegnamento in ogni caduta. Solo chi è a terra sa cosa sia l’ebbrezza del volo e gli impedimenti ci permettono di tenere sempre aperte le finestre dell’intelligenza. Che peccato sarebbe se le tenessimo sempre chiuse accontentandoci di una vita facile e plasticamente felice.
Essere felici è riconoscere che vale la pena di vivere la vita, anzi aggiungerei la nostra vita. Troppe volte desidereremmo indossare panni che non sono i nostri, sentendoci stretti nelle nostre scarpe, ma questa insoddisfazione non ha motivo d’essere. Mi piace pensare che ciascuno di noi sin dalla nascita abbia un vestito cucito su misura, sta a noi adornarlo e impreziosirlo così come è nostro compito vivere la nostra vita essendo fieri di ciò che siamo e del regalo che abbiamo ricevuto.
Non dovremmo stupirci delle piccole gioie regalateci da qualche buon samaritano, ma lottare per raggiungere e conquistare il nostro “lieto fine” e, se fine non sarà, la nostra dose di felicità quotidiana.
I maggiori ostacoli che ci dividono dai nostri desideri sono dentro di noi e pochi hanno la capacità di affrontare un viaggio così duro e pericoloso.
Ma se sappiamo cercar bene, scoveremo un'oasi nei nostri cuori ed è lì che risiede la felicità.
Il primo passo per essere felici è accettarsi per ciò che si è: alti o bassi, con la pancetta o con le ossa sporgenti, goffi o imbranati, timidi o pasticcioni, per quelli che siamo stati e per quelli che saremo. La felicità è la capacità di dire “Ti amo”: amiamoci un po' di più, siamo felici, e riusciremo ad amare chi ci sta accanto.
Silvia Mattei.