19 Novembre 2022
Pubblichiamo la sintesi della conversazione effettuata dal dr. Giuseppe Caramagno giovedì 17 novembre 2022.
Il relatore, Dr. Giuseppe Caramagno, nella consueta Aula Magna dell’Ist scolastico di Istr. Sup.”Ruiz”, alla presenza di numerosi gioiosi soci, dopo avere ascoltato, con visibile imbarazzo, la presentazione della sua persona e della sua oltre ventennale opera di presidente-fondatore della nostra sede locale dell’Unitre, ha esordito ringraziando sentitamente la presentatrice, Prof.ssa Anna Lucia Daniele, vice pres. dell’associazione, nonché resp. dei corsi e pres. del comitato scientifico della stessa. (Link)
Egli inizialmente, con piacere, dichiara di sentirsi alunno e compagno di scuola dei presenti e con quanti soci non presenti, per motivi vari. A tutti porge un sentito saluto e ai numerosi nuovi soci, a nome del Direttivo e suo personale, dà il benvenuto invitando tutti ad unirsi al saluto con un caloroso applauso.
Altresì un saluto spirituale porge, unitamente ai presenti, agli affezionati soci, fisicamente assenti in quanto già nati alla vita eterna, nella quale godono la Luce del Padre buono e misericordioso. Non dimentica di rivolgere il medesimo saluto, insieme agli astanti, ai soci assenti per motivi di salute o per impegni familiari.
Il presidente emerito Caramagno intende precisare che la relazione dei contenuti che sta per porgere, l’ha scritta usando il cervello, ma ancor più il cuore; spera quindi che venga accolta dalle menti dei presenti per giungere ai loro cuori e costituire principio di vita, qualora già non lo fossero.
Quindi, in premessa il relatore fa presente che negli ultimi decenni, un notevole aumento del numero delle persone anziane, specialmente nel mondo occidentale e asserisce che per i prossimi decenni, studi demografici dell’ONU prevedono:
- nel 2050 il numero degli ultrasettantenni nel mondo risulterà triplicato;
- gran parte dei due miliardi di anziani previsti (sui 9 miliardi totali) vivranno nei Paesi industrializzati.
Si potrebbe quindi dire che la "vecchia vecchiaia" sta scomparendo (almeno in Occidente), a favore di una "giovane terza età". Tuttavia, nell’epoca attuale, sono molto aumentate e continuano ad aumentare le malattie di origine psicosomatica.
Esse sono malattie piuttosto devastanti per le quali, la diagnostica, la medicina farmacologica, l’accompagnamento psicologico e psicoterapeutico sono necessari, utili, fanno bene, ma quasi sempre non riescono a guarire.
Ma non si tratta solamente di “vivere più a lungo”, e più liberi dagli assillanti impegni quotidiani, ma di fare di questo più lungo tempo di vita un'opportunità, partecipando a iniziative di socializzazione, partecipazione, dialogo fra le generazioni, di affettività, di ritrovata creatività e interessi culturali, molto utili per favorire uno stile di vita sano e sereno. In tal senso un ruolo importante lo svolgono le Unitre in Italia, e tra queste, la nostra associazione in ambito locale.
La terza età talvolta può essere un peso, ma può anche essere un dono e un tempo di grazia. *Dovremmo quindi tendere a trovare in noi le motivazioni per vivere in pienezza e valorizzare questo nuovo periodo della vita, scoprendone tutte le ricchezze e le potenzialità, per superare giornalmente i motivi di angoscia e di scontentezza che ci turbano.
Ciò può realizzarsi prendendo in considerazione la nostra vita in età avanzata con l'immagine del dono e individualmente constatare quanto segue.
- Ho più tempo per me……….Domanda: Come lo uso?
- Ho più spazi per fare ciò che è in accordo con il mio cuore………..Domanda: Mi programmo giornalmente azioni che procurano gioia al mio cuore o lo turbano?
- Posso volgere lo sguardo all'indietro con gratitudine a tutto ciò che sono riuscito a fare……….Domanda: Nel ricordare a me stesso ciò potrebbero affiorarmi pensieri positivi che riempiono di gioia il cuore.
- Anche nelle varie circostanze umane negative, che la vita riserva agli esseri umani, dovremmo considerare che possiamo scoprire nuove opportunità nella nostra anima: cioè la possibilità di andare verso l'interno, di leggere in noi nel silenzio, di riflettere, di ascoltare musica, di concentrarsi sulle conversazioni con i figli e i nipoti, di dedicarci a letture di nostro interesse, di godere la natura, ecc, ecc…
Il relatore sostiene che: “nelle avversità, considerare queste grande opportunità di entrare nel silenzio, dentro noi stessi, ci farebbe scoprire le grande ricchezze dello spirito o anima e trovare serenità.”
- inoltre tenere presente che con l’età matura si porta con sé un bagaglio di esperienze vissute che rappresentano un patrimonio sempre attuale, da offrire come dono a chi il Signore ci pone accanto;
- e ancora, tenere altresì presente che l’anziano può essere un maestro di vita: per le persone che gli vivono accanto e per quelle che frequenta.
Per quanto concerne quanto indicato ai due superiori capoversi, il relatore suggerisce: “Se programmassi ciò verso parenti e amici che apprezzassero le mie esperienze di vita e ai quali potrebbero risultare utili, farei un gran bene a me stesso alimentando il mio spirito e parimenti un bene ai beneficiari.”
Riflettendo quindi, ciascuno di noi, potrebbe avere l'idea e convincersi che la vecchiaia non è soltanto un peso, ma davvero anche un dono e viverlo quale amico.
E quindi il Dr. Caramagno suggerisce di non vivere tale periodo con lo sguardo verso il basso, il pantano, ma rivolto verso l’alto, verso l’oltre, l’eterno: da sempre, profonda aspirazione dell’uomo!
Egli ricorda agli astanti che potrebbero trarre suggerimenti e convinzioni di vita, rileggendo i contenuti di conversazioni presentate in aula, da quanto attinto da noti studiosi e professionisti, e presentati nei tre incontri del 2017 aventi ad oggetto: “Uomo conosci te stesso”: pubblicate nel sito web dell’associazione. Quindi egli ripropone la successiva domanda, alla quale dette sufficiente risposta, nel corso di quella conversazione. “Siamo veramente convinti che siamo spiriti incarnati: un unicum, composto di corpo, psiche e spirito?”.
Il Dr. Caramagno ha ribadito quindi la necessità di alimentare e curare, oltre il corpo e la psiche, la parte nobile di noi stessi, lo spirito: ciò per dare senso all’orientamento essenziale della nostra vita umana, con un vivere coerente ai contenuti che essa impone. Sostanzialmente la vita impone all’essere umano di scoprire, ammettere e seguire “la regola d’oro” che vige nel creato tutto, cioè l’Amore, con la A maiuscola.
Quindi l’orientamento essenziale della vita è Amare, ma Amare come dono e senza egoismi. Così amando, alimentiamo lo spirito umano, assicurandoci un vivere migliore, più sereno e probabimente più salutare.
Ciò detto il relatore ha riletto, commentandola, la Carta del socio. Ha evidenziato che i suoi contenuti rafforzano ed esplicitano quelli della preghiera semplice di san Francesco d’Assisi, adottata quale preghiera ufficiale dell’associazione di Augusta.
In quella circostanza, egli suggerì ai soci l’approfondimento di un viaggio nella propria vita interiore, specificandone gli utili dettagli.
Prima di approfondire l’oggetto della conversazione, il relatore ha precisato che esso è stato pensato, voluto e formulato per dare continuità a quanto da anni ha cercato di realizzare, unitamente al Direttivo: tentare di dare continuità e concretezza al secondo dei valori statutari fondanti delle Unitre: Umanità.
Ha quindi brevemente richiamato il concetto di “Umanesimo cristiano”.
Egli ha ricordato che dopo la seconda guerra mondiale, la quasi totalità degli stati sovrani del pianeta Terra, congiuntamente, volendo privilegiare e proteggere l’uomo per sostenerne dignità, diritti, sviluppo economico e sociale, elaborarono e approvarono degli importanti documenti legislativi sovranazionali: la Dichiarazione universale dei diritti umani dell’Onu del 1948, la Carta europea a favore dei disabili, dell’infanzia, degli svantaggiati e dei soggetti della terza età. In italia la Carta costituzionale e successive leggi.
I contenuti di detti “documenti legislativi” sanciscono principi di alto valore umano, sociale e giuridico. Essi sono tali sotto l’aspetto dell’umanesimo filantropico, diverso da quello cristiano, ai cui valori, volutamente o non, si richiamano e li sanciscono.
Il relatore ha quindi evidenziato che “L’umanesimo cristiano e la sua cultura originano da Gesù Cristo, uomo storico e Figlio di Dio Padre”. Esso va quindi ben oltre l’Umanesimo filantropico e quindi, per i battezzati cristiani, i loro precetti precedono, da lunghissimo tempo, quanto sanciscono i citati importanti documenti.
ll papa Paolo VI, nel suo ruolo, ne fu fervido propositore. Egli nel suo storio viaggio del 1967 nelle Filippine, a Manila, pose la domanda: “può il cristianesimo generare un vero umanesimo? Può la concezione cristiana della vita ispirare un vero rinnovamento sociale?”
Egli rispose affermativamente. “Il cristianesimo può essere salvezza anche a questo livello terreno ed umano.”
Gesù Cristo ha predicato e promosso perennemente il suo grande e sommo precetto della carità: l’Amore verso Dio e verso il prossimo. Non esiste alcun fermento sociale più forte e più buono di questo; esso proclama l’eguaglianza e la fratellanza di tutti gli uomini. Chi mai, se non Gesù Cristo, ha insegnato e può tuttora efficacemente insegnare tali principi?
Al papa Paolo VI si ispirarono i successivi pontefici, fino all’attuale papa Francesco che promuove:
- “Una Chiesa italiana non potente, ma inquieta, vicina agli abbandonati e sostiene una fede rivoluzionaria che cambi il mondo”.
- E dice anche: “Non voglio promuovere in astratto un «nuovo umanesimo», una certa idea dell'uomo, ma presentare con semplicità alcuni tratti dell'umanesimo cristiano che è quello dei «sentimenti di Cristo Gesù» (Fil 2,5).
Tra questi il relatore ne evidenzia due: ll primo è l'umiltà, il secondo è il disinteresse..
Sono proprio i sentimenti di Gesù Cristo, cioè “Umiltà” e “Disinteresse”, a fondamento dell’Umanesimo cristiano, capace di generare rivoluzioni sociali positive.
Il Dr. Caramagno ricorda che non a caso, congedandosi da presidente dell’associazione, rivolse ai soci e ai concittadini che ne volessero fare parte, previo assenso del Direttivo, a un eventuale costituendo “Gruppo operatori di Umanesimo cristiano con l’Unitre di Augusta”, fonte di serenità e gioia interiore.
Egli volendo esplicitare quanto scritto quale oggetto della conversazione: “Un importante ruolo degli ultrasessantenni, ……………” ribadisce e asserisce che ciascuno socio potrà svolgere il ruolo detto, se sarà un convinto assertore e testimone di vita della necessità sociale di espandere la “cultura dell’umanesimo cristiano”.
Proseguendo nella sua conversazione il relatore si pone la domanda: “quest’uomo o donna, nonno/a, zio o zia, ultrasessantenne o anche più giovane ma socio Unitre, ha un importante ruolo sociale? E quale?
Egli risponde rinnovando ai presenti i due calorosi appelli rivolti ai soci in occasione del suo saluto di congedo, da presidente-fondatore dell’associazione.
Il primo: dare alimento allo spirito per vivere in armonia con il corpo e la psiche per evitare anche negative conseguenze a carico della nostra salute e per privilegiare “l’essere” rispetto "all’avere”, insito nella concezione stessa delle Unitre.
Il secondo: essere socio della ns. Unitre comporta anche un impegno di coerenza con sè stessi e verso l’associazione alla quale ha chiesto volontariamente di aderire. Auguro quindi a ciascun socio un impegno alla coerenza che potrebbe indurlo a recitare giornalmente, fino a memorizzarla, la Preghiera semplice di San F.sco d’Assisi per cercare di viverne i contenuti esplicitati anche nella ns. Carta del socio. Essi sarebbero atti di umanità vissuta che oltre ad arricchirne i beneficiari, darebbero alimento al nostro spirito e quindi al nostro vivere.
Ecco l’importante ruolo di ciascun socio, valido in tutti i tempi, “espandere la cultura dell’umanesimo cristiano con umiltà e disinteresse mediante la propria testimonianza di vita”
Il Dr. Caramagno continua leggendo testualmente quanto segue: “In questa occasione trovo pertinente rileggere quanto a suo tempo scrissi nella ns. pubblicazione del libro “Carissimi nonni di domani, noi ragazzi di ieri” in occasione del nostro ventennale.
La relazione nonni – nipoti è una relazione di grande valenza sociale. La sua ricchezza, molto importante nell’infanzia dei nipoti, non è da meno, nella loro adolescenza e giovinezza.
A tale scopo occorre essere ben coscienti che i nonni sono coloro che possono rafforzare e consolidare le capacità dei nipoti soprattutto incoraggiandoli nello sviluppo delle loro personalità e nel raggiungimento dei loro obiettivi.
Viceversa i nipoti possono aiutare i nonni nella continuità biologica e generazionale, contagiandoli di entusiasmo, prospettive e sogni.
I nonni non hanno più l’orologio in mano; vivono la vita impegnati nel presente, con la saggezza sperimentata, spesso a caro prezzo, nel crogiolo della vita.
E’ bene ricordare che:
“Il rispetto fra nonni e nipoti, se è ricco di gratuità e di dono, ha il sapore del cielo e il colore del mare, perché sa di paradiso ed è tinto di una limpidezza cristallina. Questo perché i nonni portano in loro un mondo intero”(Ezio Aceti)
Il relatore avviandosi alla conclusione e per avvalorare le tesi sopra esposte legge quanto segue da considerare un “dulcis in fundo”.
“Prima di concludere la conversazione vorrei consegnare alla vostra riflessione alcuni utili suggerimenti di un grande esperto di Umanità, l’attuale pontefice Francesco.
Egli da marzo ad aprile del c.a., ogni domenica, dalla sua finestra su P.zza San Pietro, durante l’Angelus, ha dedicato 18 brevissime omelie proprio alla terza età.
In modo particolare mi hanno fatto riflettere, infondendomi ulteriore serenità, i contenuti delle ultime tre.
Non posso tenere solamente per me, il prezioso tesoro che ne ho tratto per il mio spirito e con cuore lo condivido, simbolicamente, con ciascuno di voi.
Suppongo che, conoscendomi da tempo, sapete bene che il mio operare esula dal bizzocco proselitismo. Esso investe l’Amore con la A maiuscola, umile e disinteressato, verso i cari amici e compagni di scuola della nostra Unitre.
Spero e vi auguro che tali suggerimenti del papa possano arricchire anche il vostro spirito infondendovi, pace e serenità per vivere meglio gli anni a venire, pur nei quotidiani affanni che la vita presenta, in modo da essere diffusori dell’umanesimo cristiano.
Ecco:
Sinteticamente il papa, rivolgendosi ai soggetti della terza età, con molto calore umano, legge il discorso di commiato di Gesù ai suoi discepoli.
“Esso inizia con parole di consolazione e di promessa: «Non sia turbato il vostro cuore»( Gv.14,1); «Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi» (Gv. 14,3).
Evangelicamente quindi la vecchiaia è il tempo propizio per la testimonianza commossa e lieta di questa attesa. L’anziano e l’anziana sono in attesa, in attesa di un incontro.
Gesù dice agli apostoli: “……..verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi» (Gv. 14,3).”
Con queste parola papa Francesco ci esorta a prendere atto che la vera destinazione della vita è un posto nel mondo di Dio.
Egli ci invita a considerare la vecchiaia come la fase della vita più adatta a diffondere la lieta notizia che la vita è iniziazione per un compimento definitivo; testualmente dice:
“I vecchi sono una promessa, una testimonianza di promessa. E il meglio deve ancora venire. Il meglio deve ancora venire: è come il messaggio del vecchio e della vecchia credenti, il meglio deve ancora venire. Dio
conceda a tutti noi una vecchiaia capace di questo!”.
Dicendo ciò ci affida un messaggio:”
E ancora: “La vecchiaia deve rendere testimonianza ai bambini della loro benedizione: essa consiste nella loro iniziazione – bella e difficile – al mistero di una destinazione alla vita che nessuno può annientare. Neppure la morte. La testimonianza degli anziani è credibile per i bambini: i giovani e gli adulti non sono in grado di renderla così autentica, così tenera, così struggente, come possono fare gli anziani, i nonni.
Quando l’anziano benedice la vita che gli viene incontro, deponendo ogni risentimento per la vita che se ne va, è irresistibile. Non è amareggiato perché passa il tempo e lui sta per andarsene: no.”
Ritengo molto bella e arricchente ancora la seguente successiva affermazione del papa: “L’essenziale della vita, che in prossimità del nostro congedo teniamo più caro, ci appare definitivamente chiaro. Ecco: questa sapienza della vecchiaia è il luogo della nostra gestazione, che illumina la vita dei bambini, dei giovani, degli adulti, e dell’intera comunità.
- Noi “vecchi” dovremmo essere questo per gli altri: luce per gli altri.
- L’intera nostra vita appare come un seme che dovrà essere sotterrato perché nasca il suo fiore e il suo frutto. Nascerà, insieme con tutto il resto del mondo. Non senza doglie, non senza dolore, ma nascerà (cfr Gv 16,21-23). E la vita del corpo risorto sarà cento e mille volte più viva di come l’abbiamo assaggiata su questa terra (cfr Mc 10,28-31).
Quindi il relatore ringrazia della calorosa attenzione e ringrazia con gratitudine e cordialità.
Foto del socio Francesco Oliveri