22 Aprile 2012
Pubblichiamo le riflessioni del Dott. Salvo Cannavà in merito al quarto e ultimo incontro a tavola rotonda, avvenuto il 19 aprile 2012 presso l'aula magna del 2° istituto A. Ruitz, dal tema ““La terza età rappresenta il declino dell’Uomo?”, dove ne è stato il moderatore.
Se stessimo giocando a poker, direi che ieri sera, di fronte al consueto qualificato pubblico delle grandi occasioni, che gremiva l’aula magna dell’Istituto Ruitz, in ogni ordine di posti, l’eclettico Presidente dell UNI 3 di Augusta, Dott. Pippo Caramagno, ha magistralmente giocato il suo quarto asso ed ha vinto la partita con l’ “Uomo”. Così, si è concluso questo fortunato ed apprezzato ciclo di incontri a tavola rotonda, avente come perno centrale l’ “Uomo”, in tutto il suo “essere”.
Già dalle battute di presentazione, si coglieva nell’aria una fervente aspettativa per ciò che, tutti noi, volevamo attingere dall’Umanità di Monsignor Salvatore Costanzo, già Vescovo emerito di Siracusa.
Le dotte dissertazioni introduttive della Prof.ssa Francesca Solano e della Professoressa Bellistri Mastronuzzi, hanno aperto i giochi ed abituato le nostre menti ad andare lontano coi pensieri e con le riflessioni più intime.
La prima Relatrice, la Prof.ssa Solano, apprezzata docente di Filosofia presso il locale Liceo Megera, dopo aver espresso apprezzamento per il coinvolgimento anche di suoi alunni liceali, nel “Progetto Uomo” proposto dall’UNI 3, ha voluto sottolineare un perentorio “no” all’idea di un inevitabile declino della III età.
Favorita, in questo, dalla presenza in sala di tre generazioni a confronto: alcuni suoi alunni giovanissimi, ella stessa, ed i suoi genitori, anch’essi (unitrini) alunni in questa circostanza.
Dal punto di vista filosofico, non sono molte le riflessioni che hanno lasciato marcata traccia in letteratura. Ma è notevole la responsabilità che la Società ha, verso la terza età, anche sotto l’aspetto meramente tecnologico.
L’Amica Francesca ha rimarcato l’aspetto soggettivo dell’età anagrafica, correlata all’età “vissuta” e “sentita”. Così potremo avere bimbi, vittime di condizionamenti esterni, portati ad essere prematuramente vecchi; ed anziani, giovani dentro, vivere liberi.
Attraverso una analisi esistenziale, nella terza età, potremo assistere ad un inarrestabile declino fisico, ma non necessariamente ad una resa mentale, né spirituale. Come dire: a sentirsi giovani, si resta giovani.
Certo, alcuni nobili pensatori, in passato, sono rimasti basiti osservando l’invecchiamento fisico dei propri nonni. Così, mentre il quotidiano graduale declino nell’aspetto può portare assuefazione al mutamento, la progettualità attiva può essere inversamente proporzionale all’età. Bisogna eludere il rischio della stasi psicofisica dell’invecchiamento, foriera di immobilismo sociale.
Così, anche se il passato, col tempo, diventa sempre più pesante, non bisogna considerarlo un inutile fardello, bensì fonte ispiratrice e supporto per nuovi stimoli e prosieguo di progetti. Ricusiamo, però, la potenziale parodia di ciò che più non è, sfruttando l’esperienza ed il maggior tempo libero a disposizione per realizzare interessi od hobbies tralasciati per anni,ed immolati sull’ara del lavoro e di fattori contingenti.
L’anziano non deve rimanere prigioniero di un ruolo antico, ma partecipare attivamente ala Società. Scoprirà che la differenza tra gli uomini non la fa l’età, ma la scelta e la condivisione dei valori della vita.
Dopo aver colto alcuni spunti interessanti dalla relazione d’apertura, il moderatore ha ceduto la parola alla Prof.ssa Rosanna Bellistri, docente di scienze religiose e testimone di comunità francescana di Fede.
Associazionismo e Volontariato, possibile impegno e riscatto sociale a qualunque età. In un auspicabile positivo connubio tra giovani ed anziani, va “esorcizzata” la paura di invecchiare, o semplicemente di usare termini come “anziano”, “vecchio”, “decrepito”, “bacucco” e così via.
Stiamo divenendo una Società di anziani, per carenza del ricambio generazionale, mentre aumenta la presenza di stranieri tra i giovani. Ecco che l’anziano, anche per loro, può diventare una risorsa in termini di cognizioni, tradizioni, usanze extra etniche. Ricoprendo e riscoprendo un utilissimo ruolo sociale.
Terza età di saggezza e maturità: maestra di vita. Ecco la chiave di un recuperato interesse verso l’anziano, da parte dei più giovani. Essere “giovani” a qualunque età, per esempio nel Volontariato, nell’associazionismo, vedi UNI 3. Tornare ad essere fondamentali per la Società. Bandiere della cultura dei valori e di rispetto per la memoria.
L’anziano deve accorgersi della fortuna del tempo a sua disposizione, per seguire sogni interrotti, desideri messi da parte. In una piacevole caleidoscopica altalena tra senno e goliardia. Come insegna la filosofia dell’UNI 3, la crescita culturale diventa arricchimento interiore.
L’avvicinarsi a Dio, dell’anziano, è dato anche da una maggiore disponibilità di tempo per pensare, per riflettere, per porsi quelle domande che la concitazione della vita lavorativa ha impedito di formulare. Per vivere una religiosità intima e non di facciata. Avvicinarsi a Cristo, come Alleato per combattere la solitudine fisica e dell’emarginazione sociale.
La carissima Amica Rosanna, fa vibrare le corde del sentimento alle nonne ed ai nonni presenti, rammentando il loro prezioso contributo quali baby sitter, confidenti, narratori di vita vissuta, consolatori e “ciceroni del mondo esperienziato”.
La Prof.ssa Bellistri ci ha provocati, suggerendo di trasformare il gap generazionale, da conflitto a complicità. Facendo riferimento anche alla figura del Papa scomparso, alla sua “chelante consolazione” anche nella sofferenza e richiamandoci alla emulazione della sua Fede.
Il Moderatore, al termine della seconda piacevole relazione, fa un unico commento: “anziano non esiste, se non nella mente di chi anziano vuole essere”.
Entrambe le apprezzate disquisizioni di Solano e Bellistri hanno fatto crescere, negli interessati astanti, il desiderio di conoscere, dalla viva voce di Monsignor Salvatore Costanzo, il suo pensiero sull’ipotizzato declino dell’uomo, con l’avvento della terza età.
Il dotto relatore apre il suo intervento rivolgendosi ai giovani presenti in sala affermando che “la vecchiaia su una vita piena è più tollerabile ed apprezzabile di una vecchiaia su una vita vuota”.
Anche l’illustre Relatore propone di non avere pura di termini come vecchiaia, anziano e via dicendo. Ogni stagione della nostra vita deve trovare il suo spazio nel Creato. Sta a noi valorizzare opportunamente l’età che abbiamo, anche nella terza o quarta stagione di vita, camminando nel solco della Fede.
Non dobbiamo farci turbare dal positivo o negativo scorrere dell’esistenza. Contrapponiamo al fisiologico e non colpevolizzabile declino fisico, fatto di acciacchi, lentezza, limitazioni corporali, il positivismo, il valore della memoria. Stimoleremo l’attentività, la concentrazione.
E con essi sconfiggeremo l’incombente “sfacelo”. Alcuni vivono la vecchiaia con rammarico, con insofferenza, borbottando. Asserendo che la vecchiaia sia brutta ma ……. chi non ci arriva …….. Da qui un monito a noi tutti: non tentiamo, goffamente, di arrestare il tempo.
Viviamo, percorriamo la nostra esistenza, preparandoci, giorno per giorno, al futuro. Senza indugiare in sterile autocommiserazione, ma seguendo la strada tracciata da Cristo. Non abbandoniamoci alle difficoltà, anche obiettive, di vivere la vecchiaia, di affrontare la solitudine, l’aspetto economico, i bisogni primari, il peso del vivere.
Non perdiamo il giusto gusto di vivere. Ispirandoci alla Bibbia, viviamo la montagna della vita su tutti i versanti. Con le sue gioie, dolori, rimpianti, sogni. Assaporandone, giorno per giorno i frutti che essa ci elargisce, più o meno gustosi che siano. Resi più appetibili dall’Amore per Gesù.
Camminiamo nell’Amore di Dio e viviamolo come senso di Libertà, di riconciliazione con noi stessi e con gli altri. Senza stanchezza, né colpevolizzazione della vecchiaia, senza paura.
Nella certezza del consolatore Amore di Dio. Gesù si rivelerà a noi, spiegando la gioia del senso della vita, anche nella sofferenza. Nella maturità, come nella condivisione. I limiti della terza età? Paura della fine, da esorcizzare con la legittima speranza nel domani.
Monsignor Costanzo ci ha spronati a vivere la nostra vita con Fede. Attraverso la purificazione delle pulsioni; facendo leva sull’esperienza maturata nel raggiungimento della terza età, accettata e vissuta consapevolmente, da donare agli altri.
Consideriamo che nascita e morte non sono altro che due imprescindibili aspetti della vita. Come ha più volte sottolineato Papa Giovanni Paolo II, molte delle figure bibliche erano anziane. Da Abramo alla moglie Sarah, da Mosè a Simeone od alla Profetessa Anna e così via. A sottintendere il fondamentale apporto e supporto dell’esperienza e saggezza degli anziani.
Abbandoniamoci, dunque, fiduciosi nella Fede in Dio. Perseguendo un’esistenza feconda di saggezza ed ispirata all’Altissimo. Guardiamo alla persona anziana come matrice di sapienza e maestra di vita. Vigilando, al contempo, sui propri limiti.
Effettuando una attenta ed obiettiva retrospettiva della nostra vita, avulsa da una infausta nostalgia e priva di retaggi di infallibilità attribuibile all’età. Il sapiente Relatore Monsignor Salvatore Costanzo, ci ha, quindi, regalato una perla della sua saggezza, definendo il Cristiano un peccatore perdonato. Facendo trasparire la Divina bontà dell’accoglienza nella Fede.
Quella stessa “accoglienza” che ci deve dare il “coraggio” di lasciare spazio agli altri, soprattutto ai giovani, senza alcun vittimismo o fatua resistenza. Cerchiamo di accettare l’invecchiamento senza barare, senza continuare a giocare la partita oltre lo scadere del tempo. Viviamo la senilità nella interiorità spirituale.
Concedendoci tutto il tempo che vogliamo. Scevri dalla concitazione che ha contraddistinto tutta la nostra vita. Diveniamo predicatori di Fede, raccontando le meraviglie di Dio, con la saggezza della vecchiaia.
Il Vescovo benemerito conclude il Suo dotto intervento con questo pensiero: se il passato appartiene alla Misericordia di Dio, ed il futuro alla Provvidenza Divina, il presente appartiene all’Uomo. Ed il miglior modo per vivere il presente è Pregare, studiare e predicare. Al termine della Sua allocuzione, Sua Eccellenza ci ha letto un dolce cantico che ha mosso ulteriori riflessioni in tutti noi.
Dopo un così illuminato dire, persino un notoriamente logorroico Moderatore, come il Dott. Salvatore Cannavà, resta senza parole e non gli resta che evidenziare come la Preghiera è nelle abitudini di tutte le Allieve e gli Allievi dell’ UNI 3; lo studio è parte fondante della partecipazione agli incontri didattici previsti dai programmi di ogni anno; e la predicazione del vivere con morigeratezza e considerazione del prossimo è uno dei principi essenziali del credo Unitrino.
Il Presidente dell’UNI 3 di Augusta, Dott. Giuseppe Caramagno, nel ringraziare le Relatrici ed il Relatore, si compiace degli interventi e rivolge a tutti parole di sincero apprezzamento. Come da scaletta, viene dato un brevissimo spazio a dei mini interventi da parte del pubblico.
Il Dott. Felice Morana, parlando di neurormoni dell’affettività si chiedeva se l’Amore, vero e puro, può rappresentare un deterrente alla vecchiaia.
Il Cap. Paci, invece si chiedeva quale potesse essere la responsabilità degli anziani di oggi, rispetto a quella degli anziani di ieri. E’ seguito un breve intervento di una ragazza liceale (tre età, appunto), sul potenziale ruolo degli anziani, giovani nello Spirito, e sul peso di questi, insieme ai giovani, sulla famiglia.
La Prof.ssa Castorina, Dirigente del Liceo Classico Megera, è intervenuta sul Progetto condiviso, dai suoi alunni, con l’UNI 3.
Alla fine della riuscitissima serata, il Presidente UNI3 Dott. Caramagno ha omaggiato Mons. Costanzo con dei CD di pertinenza religiosa ed ha ringraziato Relatori ed astanti per la partecipazione all’evento ed ha promesso di riportare sul sito dell’UNI 3 il cantico declamato dal Monsignore.
Salvo Cannavà