01 Febbraio 2013
Pubblichiamo la relazione integrale che la Prof.ssa Jessica Di Venuta, presidente della sede locale di Augusta di Italia Nostra, ha tenuto nel secondo incontro a Tavola Rotonda, dal tema "La città e l'uomo: Augusta oggi".
Personalmente sono dell’idea che un bene culturale vada innanzi tutto tutelato in quanto tale, ma viviamo in un paese che, nonostante abbia il più ricco patrimonio culturale del mondo, accorda ogni anno per la tutela dei monumenti solo un ridicolo 0.3% del bilancio dello Stato. Risulta evidente allora, che la valorizzazione dei beni culturali per fini turistici non solo permetterebbe una maggiore fruizione del bene ma potrebbe essere anche l’occasione per individuare i fondi necessari alla sua tutela e, nel contempo, una valida opportunità di sviluppo economico e crescita occupazionale. Il problema è quindi proprio questo: trovare il giusto equilibrio tra esigenza di conservazione e tutela, con quella di rivalutazione ai fini turistici del bene. E se in questo equilibrio si trova il modo di creare posti di lavoro, allora tanto meglio, purché tali occasioni siano reali, durature, e, soprattutto, nell’interesse del nostro patrimonio culturale.
Questo è l’elenco dei beni culturali demaniali nel territorio di Augusta che restituiti alla collettività, opportunamente risanati e gestiti in modo efficace, potrebbero creare centinaia di posti di Lavoro soprattutto tra i più giovani.
- Ex caserma dei carabinieri piazza Carmine.
- Ex convento di San Domenico.
- Ex mattatoio comunale.
- Parco fluviale del Mulinello.
- Megara Iblea.
- Ex tribunale di Augusta L.go marina di levante.
- Forti Garsia e Vittoria.
- Caricatore di Brucoli.
- Antica Ricetta di Malta.
- Ex Carcere Mandamentale.
- Hangar per dirigibili.
Tutto questo potrà avvenire solo in presenza di una costruttiva collaborazione tra Stato, Regioni e autonomie locali.
Negli ultimi anni sono molti gli strumenti legislativi che se messi in campo, potrebbero favorire lo sviluppo occupazionale nel settore dei beni culturali, mi limiterò a citare solo alcuni esempi.
Il principio del vantaggio fiscale per le attività di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale si riferisce, in particolar modo, alle detrazioni delle spese per il restauro di beni vincolati nonché alla recente disposizione che prevede l'abbattimento del cinquanta per cento della base imponibile dell'Imu per i fabbricati di interesse storico o artistico di cui all'articolo 10 del Codice dei beni culturali e del paesaggio.
La legge 236/1993 che ha tra i suoi obiettivi quella di agevolare la fruizione dei beni culturali attraverso la diffusione di una cultura d’impresa nel mondo dell’imprenditoria giovanile.
Il DM 24 marzo 1997 n° 139 che riprende alcuni aspetti trattati nella legge precedente (236/1993) atti a favorire lo sviluppo di nuovi servizi per la gestione dei beni culturali.
L’istituto dei lavori socialmente utili (LSU), nato con la legge n° 244 del 1981 come strumento di intervento straordinario a sostegno dei lavoratori in cassa integrazione, e con la legge 196/1997 allargato in favore dei giovani inoccupati prevedendo il ricorso a speciali progetti di lavori di pubblica utilità (LPU).
Il Dlgs 468/1997 che prevede, per il settore cultura, l’applicazione della normativa che regola i lavori socialmente utili in materia di interventi a favore dei disoccupati del Mezzogiorno.
Quelli citati sono solo alcuni degli strumenti che possono favorire lo sviluppo dell’occupazione nel settore dei beni culturali.
Non è mia intenzione, almeno in questa sede, fare un’analisi più approfondita di questi strumenti; se lo facessi, sarebbe forte la tentazione di voler esporre alcune riflessione sulle modalità con cui questi strumenti sono applicati col sospetto che, a volte, tutto viene tutelato fuorché il bene del nostro patrimonio culturale. Ma voglio evitare di entrare in una polemica che offuscherebbe il vero messaggio che vorrei venisse fuori da questo mio intervento: ovvero sottolineare come sia possibile conciliare il concetto di tutela e corretta fruizione dei nostri beni culturali e la possibilità di creare nuovi posti di lavoro.
Proverò adesso ad esporre alcune riflessioni che partendo dal punto di vista della tutela e della corretta fruizione dei beni culturali, possono, se opportunamente tradotti in pratica, tradursi in crescita occupazionale.
Il recupero urbanistico. La tutela di un monumento non può non comprendere la salvaguardia della zona di contesto che lo racchiude. Ecco quindi che dobbiamo accettare l’idea che la rivalutazione del nostro patrimonio culturale deve necessariamente passare attraverso opportuni interventi sul patrimonio edilizio e architettonico. Investire per la manutenzione e la rivalutazione dei centri storici non solo ridarà valore ai beni culturali in essi ospitati ma servirà a favorire uno sviluppo occupazionale stabile.
L’informazione. L’aspettativa di fruizione di un monumento è proporzionale al grado di conoscenza che si ha di esso e dei servizi correlabili. L’informazione deve essere ampia e chiara affinché il fruitore apprezzi al meglio la visita al monumento, e comprenda gli aspetti storici, culturali e sociali del contesto in cui esso è inserito. Il fruitore sarà quindi partecipe di una conoscenza “globale” che forse vorrà trasmettere ad altri, diventando esso stesso veicolo pubblicitario a favore del monumento visitato. E’ facile capire come le cose appena dette si possano trasformare in occasioni di lavoro, basti pensare ai servizi necessari per realizzare e distribuire il materiale informativo e alle guide che in loco forniscono le informazioni sul monumento.
La formazione assume una valenza strategica, in quando le esigenze formative coprono tutti i momenti che interessano la problematica della rivalutazione dei beni culturali. Vediamone alcuni:
- Formazione finalizzata alla creazione di imprese che possano operare nel settore dei beni culturali.
- Formazione delle imprese che operano nel settore della manutenzione e della ristrutturazione dei beni culturali e del tessuto urbano che li contiene che dovrebbero meglio conoscere le tecniche del restauro e della conservazione cosa che non può avvenire senza un minimo di cognizione storico culturale della realtà su cui si opera.
- Formazione nelle scuole atta a sensibilizzare gli studenti sul rispetto del patrimonio storico artistico che hanno ha disposizione come cittadini o come visitatori.
- Formazione orientata a garantire la competenza del personale addetto alla gestione diretta dei monumenti (guide, manutentori, addetti alla sicurezza, addetti alle pulizie, personale addetto alle relazioni con il pubblico, ecc.). Immaginate quante di queste figure potrebbero essere inserite nel contesto del castello svevo di Augusta.
L’accessibilità. Il fruitore deve poter individuare il bene culturale ed accedervi facilmente. Questo è possibile se esistono guide illustrate con mappe chiare e dettagliate dei percorsi, orari di apertura sufficienti, sistemi di mobilità non penalizzante. Come esempio supponiamo di scegliere uno dei tanti beni della nostra città, l’hangar per dirigibili o Megara Iblea. Se non esiste un efficace sistema di trasporti dalla città al bene in questione, il monumento è facilmente accessibile solo a chi è dotato di mezzi propri, purché disponga delle necessarie informazioni per arrivarci. Il grado di accessibilità di un bene è ridotto anche quando lo si colloca in un contesto completamente diverso da quello che il fruitore si aspetta. Ad esempio la collocazione di un'importante collezione d’arte nella zona industriale cittadina non favorisce certo l’accessibilità, cosa ben diversa se la collocazione fosse nei pressi del centro storico.
Si può notare i concetti esposti precedentemente hanno come primo obiettivo la valorizzazione e il miglioramento della fruizione dei beni culturali.
A questo proposito il Dlgs 460/1997, prevede l’utilizzo di organizzazioni non lucrative di utilità sociale (Onlus), come l’Associazione Nazionale Italia Nostra di cui faccio parte, che protegge i beni culturali e ambientali da oltre 50anni con ottimi risultati.
La nostra associazione già da anni ha proposto un protocollo d’intesa con il comune di Augusta al fine di valorizzare, tutelare e rendere fruibile al visitatore, il comprensorio al limite dell’importante area naturalistica delle saline senza mai ottenere alcuna risposta…
Voglio puntualizzare che il nostro compito non si esaurisce nel salvare dall’abbandono e dal degrado monumenti antichi, bellezze naturali o opere dell’ingegno; infatti, per noi risulta di fondamentale importanza “diffondere la consapevolezza dei significati e dei valori educativi che il paesaggio contiene in quanto memoria storica degli eventi e sintesi visibile della relazione uomo-ambiente” e “promuovere iniziative e progetti finalizzati alla tutela e alla valorizzazione del paesaggio, del territorio e dell’ambiente” perseguendo un nuovo modello di sviluppo, fondato sulla valorizzazione dell’inestimabile patrimonio culturale e naturale italiano, capace di fornire risposte in termini di qualità del vivere e di occupazione.
Prof.ssa Jessica Di Venuta