09 Aprile 2016
Pubblichiamo una sintesi della relazione che il prof. Alfio Castro ha esposto durante l’incontro di Filosofia, del 4 aprile, dal tema: Dal MYTHOS al LOGOS.
Logos è un concetto che si può prendere a simbolo del mondo greco e della sua concezione intellettuale dell’esistenza. Logos è tradotto comunemente con ragione e con discorso.
Se andiamo alle origini della cultura greca il termine logos presenta una polisemia di fondo, cioè una molteplicità di significati.
Il sostantivo logos si riconduce al verbo lego la cui radice leg esprime non tanto un dire quanto l’attività del mettere insieme, del raccogliere, come attesta Omero.
Nell’Iliade di Omero si mettono insieme lexastai giovani e vecchi o si raccolgono legoinetha uomini coraggiosi.
Esiodo nel proemio della Teogonia fa dire alle muse di sapere “sia il verosimile che la verità”. Egli dà, quindi, un altro significato al logos, quello di verità àletheia.
In Eraclito si presentano due aspetti del logos:
- Logos, come parola, come capacità razionale mediante cui l’uomo comprende se stesso e il suo posto nel cosmo; Eraclito dice: “I più non sanno comprendere il logos. Il Logos è svelato agli uomini dotati di intelligenza”.
- Logos, come realtà metafisica, legge cosmica del mondo. “Tutte le cose accadono secondo il logos”.
Con Parmenide (di Elea) si attribuisce esplicitamente al logos il potere di dire la verità stabilendo, in tal modo, un principio di discriminazione tra ciò che è vero e ciò che non lo è, ossia tra la via della verità e la via dell’errore.
Parmenide nel poema “Sulla natura” al cospetto della dea Dike, quest’ultima afferma: “Bisogna che tu apprenda, e il solido cuore della Verità (aletheies) ben rotonda e le opinioni dei mortali”.
Parmenide usa indifferentemente mythos e logos per designare il discorso di verità della dea. Questo è il segno che, al tempo di Parmenide, non esisteva ancora incompatibilità tra mythos e logos.
Marcel Detienne afferma che nell’Età arcaica il logos possiede gli stessi valori semantici di mythos.
Solo più tardi con Platone e Aristotele il mito sarà il racconto sugli dei e la loro origine e il logos il pensiero logico razionale.
È Platone che nella Repubblica chiamerà per la prima volta la tradizione “mitologia”, opponendola alla filosofia come conoscenza autentica.
Riflettiamo: Possiamo allora chiederci quale ruolo abbia avuto il logos in un fenomeno di vasta portata come la nascita della filosofia.
È possibile pensare che nel passaggio dal pensiero arcaico a quello filosofico si registra un cambiamento di logica, da una logica della contrarietà (verità e menzogna) a una logica dell’identità o di non contraddizione.
Ma un mutamento così radicale dal punto di vista culturale riguarda solo la logica, le idee? Oppure sono interessate anche le credenze fondamentali che riguardano la vita?
Vediamo cosa accade al logos intorno alla metà del V sec. a. C., Diogene Laerzio scrive che Protagora (di Abdera) “Fu il primo a sostenere che esistono su ogni argomento due argomentazioni (logoi) contrastanti tra loro.
“E così la malattia per i malati è un male, ma per i medici è un bene; ancora, la morte per chi muore è un male, ma per gli impresari di pompe funebri e per i becchini è un bene.” (Ragionamenti doppi, anonimo. Diels, 90,1)
Questa concezione rappresenta una novità rispetto al pensiero arcaico, in cui il sapiente è maestro di verità: il logos del saggio è logos di verità.
Se il logos non esprime più la verità, significa che è stato desacralizzato, ossia non è più manifestazione del divino.
Di qui in avanti, perduta la sua connotazione sacrale, il logos si specializzerà come logos discorso e logos ragione.
Cambia la logica perché sono cambiate le credenze!
Nell’analisi finora condotta, si è omessa intenzionalmente la questione se il termine logos implicasse anche un elemento teologico. Nell’Età arcaica per designare dio o divino esistevano altri termini come theos, theion e daimon.
Tuttavia nel poema Intorno alla natura di Parmenide il richiamo ad un contesto religioso è evidente.
Il viaggio sul carro guidato dalle figlie del del Sole…La dea Dike che rivela la vera conoscenza... L’invito fatto da Dike a Parmenide, di giudicare con il logos, è l’esortazione a comtemplare l’unica via percorribile, quella dell’essere, perchè altre non esistono.
Quando l’uomo greco perderà la fiducia nella verità come “Essere unico”, allora nascerà il bisogno di chiarire, separare, distinguere.
Questa è l’innovazione apportata dai greci al logos e, precisamente, la conquista decisiva di Platone.
Nell’ebraismo: il logos viene inteso come evento storico.
Nell’Antico testamento il termine Dàbàr, che meglio si associa al greco Logos (diànoetica e atemporale), assume un aspetto dinamico: Dio “dice” (pronuncia) il nome delle cose create, e immediatamente le sue parole si traducono in realtà. (Gen.1). In principio era il logos.
Nel Nuovo testamento la parola di Gesù è contemporaneamente azione efficace, parola e atto insieme.
Nel Vangelo di Giovanni, il logos è la parola di dio, preesistente a tutta la creazione, inviata nel mondo nella persona storica di Gesù.
Alfio Castro.