15 Marzo 2016
Pubblichiamo una sintesi dell’incontro del 10 marzo 2016 con il Dott. Felice Morana, dal tema: "Il gigante dell’educazione giovanile il Santo e Maestro dei giovani: S. Giovanni Bosco".
Il 21 giugno 2015 in occasione della ricorrenza del bicentenario della nascita di San Giovanni Bosco (1815-1888), Papa Francesco si era recato a Torino per commemorare il grande sacerdote piemontese fondatore dei salesiani di cui lui si onorava di essere stato suo ex allievo.
In tale occasione, il neo rettore maggiore dei Salesiani don Fernandez Artime ha ricordato: “rinnovare l’impegno per dare la dignità ai giovani, quella dignità che è assente per povertà, per disoccupazione,per ignoranza culturale, per violenze, per le guerre, per le migrazioni forzate. Un impegno animato dalla fede e dalla volontà di essere discepoli di cristo e del vangelo”
Ma chi era questo Don Bosco? Cosa fece di tanto importante? Nato a Castelnuovo d’Asti il 16 agosto 1815 da una povera famiglia di contadini, era un umile prete che non aveva niente, neanche un vestito decente; ma aveva un grande desiderio, un sogno da realizzare: la salvezza della gioventù!
Perché i giovani gli stavano tanto a cuore? Perché s’impose come imperativo categorico la loro salvezza? Il tutto si spiega in un grande sogno che fece all’età di nove anni. Sognò di trovarsi davanti a una numerosa schiera di fanciulli: alcuni giocavano, altri ridevano, ma altri bestemmiavano. All’udire quelle bestemmie, si lanciò contro di loro, pestandoli a pugni.
Ma apparve improvvisamente un uomo misterioso che fermandolo gli disse: ”non con le percosse, ma con la mansuetudine e con la carità dovrai guadagnarti questi tuoi amici”. Ma Giovannino confuso e sbalordito piangendo gli disse: ”come posso fare? io sono un povero ignorante”! Rispose l’uomo rivolto a una nobile signora apparsa al suo fianco, “ecco la tua maestra”.
Al posto dei fanciulli apparvero tanti animali feroci : ”ecco il tuo campo di lavoro, dovrai trasformare queste bestie ringhiose in mansueti agnelli”! gli dice l’uomo misterioso. Giovannino si sveglia e capisce subito qual’è il suo campo di lavoro. Comincia subito a circondarsi di compagni intrattenendoli con racconti di bei fatti.
Diventa prestigiatore e saltimbanco per attirare i compagni. Una domenica vedendo che i suoi concittadini disertavano la messa perché stornati da un giocoliere che si esibiva in piazza, Giovannino lo sfida promettendogli del denaro se dovesse perdere, invece vince la scommessa obbligando così l’individuo a lasciare la piazza e invitando i paesani a entrare in chiesa.
Rimasto orfano a due anni, riesce, grazie a una procace intelligenza, a studiare, entrare in seminario e finalmente diventare sacerdote!.
“Il mio sistema preventivo- diceva-poggia sopra la ragione, la religione e soprattutto sull’amorevolezza.bisogna amare ciò che piace ai giovani, e i giovani ameranno ciò che piace ai loro educatori”.
Oggi più che mai si sente la necessità di rivisitare l’educazione giovanile.
Vediamo i nostri giovani che vivono “assorbiti” dai numerosi messaggi dei massmedia: impiegano il tempo a cliccare sul telefonino a scuola, persino in chiesa; inviano sms, chattano, si collegano via internet con siti proibiti.
Papa Francesco, nell’udienza del 11 novembre 2015 aveva parlato della convivialità della famiglia che si riunisce a tavola e dove spesso c’è chi guarda la tv, chi clicca sul cellulare, chi invia sms…..”questa non è una famiglia” esclama Papa Francesco, è un pensionato!
La convivialità consiste nella disponibilità dei commensali a dividere il piacere della tavola e nel frattempo dialogare con i vari componenti, quando non c’è convivialità c’è egoismo, e ognuno pensa a sè stesso. La convivialità è il termometro del nucleo familiare.
Don bosco chiamò Salesiani i suoi collaboratori in onore di S. Francesco di Sales, Vescovo di Ginevra, perché incarnava i principi di amorevolezza, ottimismo e umanesimo cristiano, fondamenta del sistema pedagogico di don bosco.
Accanto a Don Bosco degna di menzione è la figura di mamma Margherita che visse per 10 anni accanto al figlio, prodigando cure e tenerezze materne verso i primi giovani che frequentavano l’oratorio e ai quali provvedeva con il cibo e il vestiario, insegnando anche il timor di dio
I salesiani si dedicano all’istruzione e alla educazione della gioventù con scuole, oratori, centri di formazione agricola e professionale, parrocchie, comunità di recupero, università, centri di studio, apostolato della stampa e alle missioni in 131 nazioni.
In occasione del bicentenario della nascita di Don Bosco, tanti giovani ed ex allievi provenienti da oltre 132 stati del mondo si sono dati appuntamento a Torino colle Don Bosco, il seme gettato da don bosco è diventato un albero e l’albero una foresta.
I salesiani sparsi nei cinque continenti sono 15.494 la maggioranza sono sacerdoti (10.374)
Le case salesiane sono diffuse nel mondo con 90 ispettorie ( province). Si contano in totale 1952 opere che danno vita a scuole, oratori, case famiglia, centri di recupero. Don Bosco fondò anche nel 1872 assieme a S. Maria Domenica Mazzarello, sua corregionale, le figlie di Maria Ausiliatrice che si occupano dell’educazione giovanile femminile.
Oggi, numerosi noti personaggi si onorano di essere ex allievi salesiani: Silvio Berlusconi, Adriano Celentano, Guido Bertolaso, Pippo Baudo, Gianni Rivera e Papa Francesco che frequentò l’oratorio salesiano a Buenos Aires fin dall’età di 12 anni. Disse: “i salesiani mi hanno aiutato ad affrontare la vita senza paure, ad andare avanti nella gioia e nella preghiera”. Inoltre Sandro Pertini, compianto presidente della repubblica, che riconosceva di avere imparato nelle scuole salesiane un amore senza limiti. Il nostro presidente della repubblica Sergio Mattarella, in occasione della sua visita a Torino nel maggio 2015, disse: “ho sempre un’immagine di Don Bosco nel mio studio”!
Felice Morana. (Gli altri incontri con il dott. Felice Morana.)