28 Gennaio 2013
Giorno 21 gennaio, presso l'aula magna dell'Istituto Ruiz di Augusta, sede dell'Unitre, ho avuto il piacere di esporre il risultato delle mie riflessioni dopo la lettura del libro “Pensieri degli anni difficili” di Albert Einstein, con riferimento alla biografia dell'autore e con le mie relative riflessioni.
Albert Einstein (Ulma, Germania, 1879-Princeton, USA 1955).
Albert Einstein nacque il 14 marzo del 1879 a Ulma in Germania da genitori ebrei, sin dai primi anni Albert si rivelò un bambino curioso e desideroso di apprendere.
Aveva cinque anni quando il padre Hermman gli regalò una bussola; egli rimase incantato, e fu colpito in modo particolare dal fatto che l'ago, seguendo un campo magnetico, puntasse sempre verso il nord.
In seguito descriverà questa esperienza come una delle più rivelatorie della sua vita.
Dalla madre Pauline Kosc, acquisì il gusto della musica classica, da sei a tredici anni prese lezioni di violino, imparò bene e continuò a suonare per quasi tutta la vita.
All'età di 12 anni abbe una crisi religiosa che durò poco, gli si presentò una via alternativa, la scienza, dalla quale trovò spiegazioni alle sue domande.
Nel 1888 si iscrisse al Luitpold Gymnasium, una scuola media superiore di Monaco (che oggi è intitolata ad Albert Einstein).
Fu proprio in questa scuola che sviluppò quell'antipatia e quella insofferenza nei confronti dell'autorità che l'avrebbe accompagnato per tutta la vita; in seguito, parlando di qull'ambiente scolastico, Einstein avrebbe paragonato i propri insegnanti a militari.
Fu il disgusto per l'oppressiva autorità prussiana a indurre il giovane Einstein a rinunciare, qualche anno più tardi alla cittadinanza tedesca e a chiedere quella svizzera.
Nel 1894, la sua famiglia dovette trasferirsi in Italia, dove suo padre trovò lavoro come elettrotecnico. All'età di 15 anni non riuscendo a completare gli studi liceali Einstein raggiunse la famiglia in Italia, trovando nel soggiorno italiano un vero ristoro intellettuale, egli affermerà di aver trascorso in Italia gli anni più belli della sua vita.
Successivamente decise di frequentare la scuola di Zurigo, apprezzandone il metodo d'insegnamento più libero e dove continuò a coltivare la passione per Mozart e la fisica.
Nel 1896, conseguì il diploma di scuola media superiore e fu ammesso al politecnico. Durante gli anni trascorsi in Svizzera, si formarono i suoi concetti fondamentali, quelli che lo avrebbero portato presto alla ribalta della comunità scientifica mondiale.
Nel 1900 conseguì la laurea in matematica e fisica ed ottenne la nomina d'insegnante specializzato. Nel giugno del 1905 che è considerato “l'anno mirabilis” di Einstein, pubblicò il saggio sull'elettrodinamica dei corpi in movimento in cui erano contenute le basi della teoria della relatività ristretta.
Le sue teorie brillanti gli fecero ottenere nel 1912 la nomina a professore di matematica al politecnico di Zurigo. Nel 1914 passò ad insegnare fisica all'accademia prussiana della scienza di Berlino e l'anno successivo fu chiamato a dirigere il Kaiser-Wilhelm Institut, per la fisica. Nel 1921 ricevette il premio Nobel per la fisica.
La teoria della relatività non fu subito accettata, suscitando numerose polemiche, soprattutto in Germania e nella Russia Sovietica, le sue tesi vennero considerate incomprensibili e non verificabili provocando una forte opposizione tra gli intellettuali tedeschi.
Negli anni seguenti, Albert si dedicò ad un'altra sua vocazione, il pacifismo. Nel 1923/26 intraprese una serie di viaggi in Palestina, Spagna e sud America, esercitando il suo impegno sociale in favore della pace.
Il libro, che ho letto, contiene riflessioni di contenuto sociale, etico, politico e culturale, ricorda grandi personaggi del suo tempo con i quali ha avuto un rapporto di pura amicizia e stima.
Contiene riflessioni sul debito che gli ebrei hanno verso il sionismo, raccoglie riflessioni sulla tragica sorte degli ebrei europei, esprime pensieri sulla diaspora degli ebrei d'Europa, parla di Mahtma Gandhi che conobbe nel 1939, ed esprime la sua ammirazione per la dignità dimostrata nell'affrontare la brutalità dell'Europa con il suo semplice essere uomo.
Si esprime sugli Ebrei d'Israele e sugli ideali di pace basati sulla comprensione e sulla convinzione che il loro futuro dipendesse dalla pace e non dalla violenza. Il filo conduttore che lega queste riflessioni è la semplicità e la profonda umanità.
Inoltre egli esprime il richiamo alla ragionevolezza ed alla difesa delle libertà fondamentali. L'aspetto che rese Einstein vicino a molti di noi, fu il suo anticonformismo, il suo costante rifiuto di seguire quegli schemi rigidi di una società sempre più fredda e di fatto disumana.
Coltivava un pensiero libero della fede, credeva in un Dio che si rivela nell'armonia di tutte le cose, per il quale egli provava uno sconfinato rispetto e meraviglia, la sua era espressione di fede vissuta. Prova un grande affetto e ammirazione per la posizione che la Chiesa assunse nei riguardi degli Ebrei, in quanto non era d'accordo con le idee propugnate dal nazismo.
Ciò nonostante Einstein rimase impegnato nella tradizione e nella mentalità ebraica, divenne sempre più risoluto di fronte agli attacchi nazisti, col diffondersi dell'antisemitismo, sia prima che dopo la guerra.
Nelle speranze e nei timori fu un uomo di compiuta bontà, amico degli uomini più semplici, di essi egli si era preoccupato costantemente nel corso della sua vita pubblica, che fu attenta ed impegnata. Nel New York Times del 20 giugno 1932 scriveva: “solo una vita vissuta per gli altri è una vita degna di essere vissuta”.
La persecuzione da parte del regime nazista lo spinse a lasciare nel 1933 la Germania e a trasferirsi negli Stati Uniti, dove entrò a far parte dell'Istituto for Advancer di Princeton. Per un tragico destino e di fronte alla minaccia nazista si lasciò coinvolgere indirettamente dal progetto per lo sviluppo della bomba atomica e quindi una sua visione innocente si trasformo per lui in un incubo, di cui si pentirà per il resto della sua vita.
Nel 1940 Einstein ottenne la cittadinanza americana e in questo periodo rivolse le sue attenzioni alla scuola. Fra i temi che gli stavano più a cuore c'era quello dell' educazione che considerava importante per un miglioramento della società.
Nel 1952 non essendo attratto dalla politica, declinò l'offerta della presidenza dello stato d'Israele. Dopo la sua morte furono molti gli uomini che sentirono di aver perso un amico.
Tutta la vita di Einstein può essere racchiusa in queste semplici parole: “E' dato ad ogni uomo di scegliere la direzione del proprio sforzo”; ed inoltre, ”ogni uomo può trarre un conforto dalle meravigliose parole di Lessing, secondo cui, la ricerca della verità è più preziosa del suo possesso.”
Enza Brancato