14 Maggio 2015
Si è concluso oggi, 8 maggio 2015, un fortunato ciclo di incontri a tema, promossi dall’UNITRE di Augusta, rivolti ad una selezione di studenti dei Licei “Megara” e dell’indirizzo tecnico del “Ruiz”.
Gli incontri, hanno trattato un’ampia serie di argomenti, proposti dagli stessi ragazzi, e sono stati caratterizzati da un gradevole scambio esperenziale tra due generazioni che, avulse da condizionamenti familiari di alcun genere, hanno potuto confrontarsi su vari temi.
Se dovessimo fare un bilancio tra dare ed avere, sono convinto che l’ago si sposterebbe in favore di quanto questi splendidi ragazzi hanno regalato a noi “diversamente giovani”. Da parte nostra abbiamo esposto le nostre esperienze di vita. Abbiamo raccontato di noi. Ora in maniera riservata e quasi pudica, ora in maniera enfatica ed a volte anche recriminativa. Ci siamo fatti leggere senza remore. Da parte loro, i ragazzi, superato un primo momento di interrogazione su “ma che ci faccio qua”, hanno dimostrato una voglia di essere ascoltati, di esprimere le proprie idee di bere dai nostri “amarcord”: di parlare con degli adulti, diversi dall’alveo familiare, e “accolti” nel favorevole contesto del Circolo Unitre. A rompere il ghiaccio ed a presentare di volta in volta i vari argomenti da cui trarre spunto per il confronto, ad ogni incontro, è stato l’eclettico Presidente Unitre Dott. Giuseppe Caramagno. Che ha brillantemente assolto anche al ruolo di attento moderatore, laddove qualche “adulto” si attardava nel suo intervento; e di pungolo per qualche “giovane” più reticente.
Non sto a declinare quali sono stati gli argomenti affrontati in questi otto proficui incontri. Una ventina le tematiche espresse; ora in maniera più approfondita, ora a volo d’angelo. Quello che desidero sottolineare e che è emerso da questi incontri, a mio avviso, è stata la grande voglia e capacità di comunicare messa in campo da questi ragazze e ragazzi. Nessuna barriera generazionale, dunque, tra questi due mondi. Il primo, quello giovanile, ansioso di capire cosa poter “essere” da grandi e come arrivare ad essere “adulti” capaci, sereni, gratificati e di successo …… Il secondo quello degli “anta” che ha lasciato trasparire una lieve carezza di rimpianto per qualcosa che non si è avuto o per qualcosa che non si è dato.
Insieme, queste due realtà di vita, hanno parlato!!! In maniera aperta, scevra da pretestuosi preconcetti, sincera e, soprattutto, civile. Noi adulti abbiamo percepito un educato rispetto, ma senza soggezione, da parte dei giovani. Da parte dei Soci Unitrini presenti agli incontri vi è stata la voglia di regalarsi; ma in maniera non invasiva, né invadente.
Questi incontri, dai quali personalmente ho imparato tanto, hanno messo in luce il bisogno biunivoco di parlare ed ascoltare. Di essere ascoltati e di replicare. Questa interattività ha contribuito al successo di questa iniziativa. Insolita, nel suo genere e del tutto diversa dalle consuete lezioni frontali, tavole rotonde o conferenze varie. L’essere tutti in circolo, casualmente alternati sulle sedie, ha dato la misura della voglia di confrontarsi in maniera assolutamente paritetica. Non ci sono stati docenti o discenti. Ma “Persone” che, educatamente e liberamente, hanno espresso le proprie idee. Qualche argomento meritava, forse, un maggiore approfondimento. Perché, magari, ha destato un maggiore interesse. Ma non credo fosse questo lo spirito col quale il lungimirante Pippo Caramagno ha inteso sviluppare gli incontri.
Fine principale, secondo la mia interpretazione, era quello di abbattere lo streotipo della incomunicabilità generazionale; quello di far conoscere alcune realtà di vita vissuta ai giovani virgulti; quello di coinvolgere la Scuola in un percorso formativo extracurriculare; m anche di dar modo ad alberi ormai di alto fusto, di darsi al mondo giovanile.
C’è un gran bisogno di “comunicazione” e la famiglia, la scuola, l’ambiente culturale tutto, dovrebbero avere orecchie più grandi per “ascoltare e sentire” i nostri giovani. Se a questo aggiungiamo anche questo tipo di apporto esterno, credo che possa essere utile a tutti. Noi adulti, infatti, troppo spesso diamo per scontate tante, troppe cose. Distratti come siamo dal nostro vivere quotidiano, ci scordiamo che il futuro del mondo è in mano ai giovani. Ascoltare il loro “vissuto”, aiutarli a capire le loro legittime paure e proporre loro come noi le abbiamo affrontate, può aiutarli a crescere meglio e aiutare noi a sentirci ancora “vivi”. Come questi quattro mesi ci hanno dimostrato.
Nell’ultimo incontro di qualche ora fa, è emerso pure il desiderio di continuare queste amene chiacchierate. Speriamo di poter ottemperare, l’anno prossimo, alle aspettative di entrambe le generazioni.
Salvo Cannavà